Realizzato grazie a un finanziamento europeo, è stato inaugurato in inverno senza però entrare in funzione. I motivi, secondo il presidente dell'ente che dovrebbe gestirlo, sono di natura burocratica ed economica. Per essere autosufficiente servirebbero cento ingressi al giorno
Nicosia, museo montagna inaugurato e mai aperto Spesi 500mila euro, ma senza soldi per dipendenti
Era stata presentata come un’opportunità per favorire l’occupazione e invece rischia di restare chiuso perché mancano i soldi per pagare chi dovrebbe lavorarci. Succede a Nicosia, in provincia di Enna, dove da mesi la popolazione attende l’apertura del museo della montagna siciliana. Dopo essere stato inaugurato il 13 dicembre del 2015, il sito, che punta a presentare le bellezze naturali e storiche dell’entroterra, non è mai stato aperto al pubblico. Nonostante per la sua realizzazione il Comune abbia potuto accedere a un finanziamento europeo di circa 500mila euro.
Il progetto, legato ai fondi Po Fesr 2007-13, è stato voluto dall’ex sindaco Sergio Malfitana, dimessosi a fine 2014, ed ereditato dall’attuale giunta guidata dal sindaco Luigi Bonelli e dal nuovo cda dell’Azienda speciale silvo pastorale, presieduto da Daniele Pidone. È proprio quest’ultimo a parlare a MeridioNews dei problemi che avrebbero causato i ritardi nell’apertura del museo e che potrebbero pregiudicarne il prossimo futuro. «Chi dice che il sito non è stato ancora aperto dice la verità – spiega -, ma non bisogna pensare che ciò sia frutto di una precisa volontà dell’amministrazione, che non avrebbe alcun interesse a privarsi di un’attrazione di questo tipo».
Gli ostacoli deriverebbero ancora una volta da un intreccio tra burocrazia e disponibilità finanziaria. «La gestione del museo, stando al protocollo stipulato dalla precedenza amministrazione, dovrebbe passare all’Azienda speciale silvo pastorale – continua Pidone – ma ciò deve essere ratificato da una delibera che al momento manca. Anche se questo è l’ultimo dei problemi. Siamo alle prese, infatti, con le volture delle utenze e soprattutto con lo studio della soluzione ideale per far sì che il museo possa vivere».
In tal senso, il nodo principale pare essere quello dei dipendenti. Il business plan prevede una pianta organica di cinque persone e, al contempo, l’autosufficienza finanziaria. Obiettivi tutt’altro che facili da raggiungere, se si pensa che per pagare gli stipendi con un biglietto di ingresso di cinque euro e con un’apertura del museo per otto mesi l’anno – come previsto dagli accordi – ci sarebbe bisogno di un pubblico giornaliero di circa cento persone. Proiezioni che, manco a dirlo, a Nicosia sarebbero più che ottimistiche. «Il protocollo di gestione impone senza dubbio dei paletti non facili – ammette Pidone – specie se si considera che sia l’Azienda che il Comune non hanno disponibilità economiche tali da poter far partire le attività in attesa di un futuro rientro economico».
La soluzione così potrebbe passare da una concessione a un privato. «È una possibilità che sicuramente valuteremo – conclude Pidone – ma anche per quello ci vuole del tempo. Bisogna predisporre un bando e attendere la gara d’appalto». Come dire che è ancora tempo di aspettare. O cogliere le poche occasioni in cui verrà aperto in via eccezionale. Una di queste sarà domenica prossima quando, come da tradizione, i nicosiani si riuniranno per festeggiare la montagna. Nella speranza di poter, un giorno, fare lo stesso con il museo.