Neomelodici e mafia, caso in commissione vigilanza Rai Da Pandetta alle frasi di Zappalà su Falcone e Borsellino

«Non possiamo spendere i soldi dei contribuenti per vedere in trasmissioni Rai ospiti come Leonardo Zappalà» e Niko Pandetta. La deputata catanese del Movimento 5 stelle Laura Paxia, in commissione di vigilanza Rai, annuncia di avere inviato una segnalazione al presidente e all’amministratore delegato della Rai, «perché si intervenisse sul fatto in maniera incisiva». Aggiungendo che l’apertura dell’inchiesta interna da parte della tv di Stato arriva dopo una sua segnalazione a proposito del contenuto del programma Realiti, condotto da Enrico Lucci: un servizio sulla musica neomelodica è andato in onda mercoledì 5 maggio e, da allora, le polemiche non si sono placate. E l’azienda televisiva nazionale ha deciso di intervenire duramente. «La Rai ritiene indegne le parole su Giovanni Falcone e Paolo Borsellino pronunciate da due ospiti della puntata di Realiti, andata in onda su Rai 2 in diretta», si legge nella nota. Il riferimento è, in particolare, a Zappalà, che ha detto in puntata riferendosi ai due giudici: «Queste persone che hanno fatto queste scelte di vita, le sanno le conseguenze. Come ci piace il dolce, ci deve piacere anche l’amaro». Per chi si fosse perso l’origine di questa storia, facciamo un po’ di ordine.

Chi sono Leonardo Zappalà e Niko Pandetta?
Due cantanti neomelodici. Il secondo molto più famoso del primo, per la verità. Zappalà viene da Paternò e gli piace farsi chiamare, su Instagram, Scarface. Le sue canzoni non hanno un successo clamoroso, al contrario di quanto potrebbe sembrare in virtù della sua partecipazione a un programma tv nazionale e, sui social, non è nemmeno uno di quelli con maggiore seguito. La sua casa d’incisione è la Blue music di Catania, che ha sede in via Stazzone, nel quartiere Cibali. Niko Pandetta, invece, è ben noto alle cronache: da almeno un paio d’anni è una stella in ascesa della musica napoletana, nonostante i quasi dieci anni passati in carcere, le rapine e l’ultima indagine, datata 2017, nell’ambito della quale è stato accusato di spacciare cocaina a domicilio

Questa testata ha inoltre raccontato la sua parentela eccellente: zio Turi, fratello di sua madre, alias Salvatore Cappello. Boss dell’omonimo clan mafioso di Catania, detenuto al 41 bis. Da una lettera dello zio, Pandetta ha dichiarato in più occasioni di avere scritto il testo del brano 41 bis (uscito nel 2017). A novembre, inoltre, dovrà comparire di fronte al tribunale di Catania per rispondere delle minacce rivolte a questa testata, colpevole di avere reso note le sue parentele e di essersi occupata, in più di una circostanza, di fatti che lo hanno riguardato.

Perché Pandetta e Zappalà sono stati ospiti del programma di Enrico Lucci su Rai 2?
Il servizio andato in onda mercoledì 5 giugno voleva raccontare il mondo della musica neomelodica all’ombra dell’Etna, puntando l’attenzione sull’enorme giro di denaro che riesce a muovere, ma parlandone per lo più come un fatto folkloristico. Zappalà e Pandetta sono stati ripresi mentre tirano fuori dalle tasche mazzette di soldi e si fotografano con le banconote in bella mostra. Pandetta racconta alla cronista le rapine, il desiderio del denaro facile, la vita in carcere e l’affermazione come cantante. Cita anche, ovviamente, lo zio detenuto. 

Zappalà, invece, viene anche ospitato in studio, a Roma. Per la verità, parla molto poco, seduto sul trono al centro delle telecamere. Al termine del momento dedicato alla musica, Enrico Lucci tenta una sorta di ramanzina: «Leggiti la storia dei grandi siciliani. Ok, mi ascolti?». Zappalà risponde: «Queste persone che hanno fatto queste scelte di vita, le sanno le conseguenze. Come ci piace il dolce, ci deve piacere anche l’amaro». Lucci forse non capisce il senso della frase e continua: «Studia la storia, ché fra vent’anni sarai una persona tanto migliore». E conclude facendogli anche un «in bocca al lupo» per il suo lavoro.

E la storia del consigliere regionale della Campania e delle pistole d’oro cosa c’entra?
In studio con Lucci, a fare da contraltare a Zappalà, è il consigliere regionale campano Francesco Emilio Borrelli. Il politico negli anni ha condotto una vera battaglia contro la musica neomelodica e solo alcuni mesi fa è stato protagonista di un duro scontro con un’altra star del settore, Tony Colombo. Borrelli, in onda sulla Rai, ricorda il profilo criminale di Turi Cappello e sottolinea la contiguità dei temi cantati da parecchi artisti con lo stile di vita legato all’appartenenza alle associazioni mafiose. 

Anche le sue parole non piacciono al suscettibile Niko Pandetta, che fa di nuovo ricorso allo strumento della diretta Facebook per rispondere a quanto sentito durante la trasmissione. «Io le pistole ce le ho d’oro, Borrelli», dichiara di fronte alle migliaia di fan che quotidianamente seguono le sue uscite rese pubbliche tramite i social. Nelle immagini, Pandetta impugna una pistola dorata, a rimarcare la sua favorevolissima condizione economica attuale. Nel corso dell’intervista, del resto, aveva detto di trovare più remunerativa la musica della delinquenza. Sempre su Facebook, il cantante neomelodico catanese difende nuovamente lo zio boss mafioso, sostenendo che l’anziano capomafia sia in realtà vittima di un errore giudiziario. In un post successivo specifica che la pistola d’oro è un giocattolo: «Una bomboniera», nello specifico.

Quali sono le conseguenze di quanto sta accadendo?
Il clamore mediatico attorno alle due vicende è enorme. Le visite ai video di Leonardo Zappalà su YouTube sono schizzate alle stelle. Il primo risultato di ricerca è stato visto quasi 300mila volte, mentre l’ultimo singolo si è fermato a 50mila visite. Sui social fioccano gli insulti, ma lui condivide anche gli articoli di giornale che raccontano le sue frasi esecrabili. Anche i selfie hanno fatto la loro ri-comparsa. 

Niko Pandetta, invece, viaggia già da tempo su altri numeri: milioni di visualizzazioni, centinaia di migliaia di fan e migliaia di condivisioni. Il suo pubblico è già selezionato e i commenti che vanno per la maggiore sono del tenore di «giornalista terrorista». A lui le cose continuano ad andare bene: stamattina ha annunciato l’apertura di una sua agenzia di produzione.


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