Il senatore del pdl, tonino d'alì, si dice ottimista: e non si capisce se il suo ottimismo riguardi la sua vita personale o il suo destino politico e quello del suo partito, il pdl. Sul fatto che, personalmente, il senatore d'alì se la passi bene nessuno ha dubbi. Sul suo futuro politico e su quello del pdl, invece, noi nutriamo più di un dubbio. (a destra, il senatore del pdl, tonino d'alì, foto tratta da liberainformazione. Org)
Nel Pdl siciliano sono ottimisti. Contenti loro…
Il Senatore del Pdl, Tonino D’Alì, si dice ottimista: e non si capisce se il suo ottimismo riguardi la sua vita personale o il suo destino politico e quello del suo Partito, il Pdl. Sul fatto che, personalmente, il Senatore D’Alì se la passi bene nessuno ha dubbi. Sul suo futuro politico e su quello del Pdl, invece, noi nutriamo più di un dubbio. (a destra, il Senatore del Pdl, Tonino D’Alì, foto tratta da liberainformazione.org)
Il primo segnale – non certo positivo – per il Pdl siciliano è arrivato alle recenti elezioni amministrative. Ma, a quanto abbiamo capito, tale segnale non sembra essere stato recepito dai vertici di questo Partito che si comportano come se, alle loro spalle, ci forsse il 40 per cento dell’elettorato siciliano.
I vertici del Pdl siciliano – e tra questi c’è sicuramente D’Alì -non hanno capito che Berlusconi in persona ha dato loro, qualche settimana fa, l’ultima occasione per tornare ad essere un grande Partito. E lo ha fatto quando ha indicato in Gianfranco Miccichè il candidato alla presidenza della Regione siciliana da appoggiare.
Quello di Berlusconi era un messaggio preciso: badate che l’unica forza del Pdl siciliano è l’unità, possibilmente intorno a chi vi ha preso uno per uno e vi ha fatto ‘cristiani’. Chiaro, insomma, il riferimento al fondatore di Forza Italia in Sicilia, Gianfranco Miccichè. Ma i ‘capi’ del Pdl siciliano – con in testa Angelino Alfano, Giuseppe Castiglione e via continuando – si sono subito schierati contro Miccichè.
Perché? Con molta probabilità, per invidia, livore e altri ‘grandi’ sentimenti. Perché non c’è niente di peggio, in polica che sentirsi ‘generali’ da caporali di giornata’…
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il centrodestra siciliano è spaccato e ci sono die candidati: Nello Musumeci per il Pdl e il Pid e Gianfranco Miccichè appoggiato da Grande Sud (che poi è il suo Partito), Partito del siciliani, Fli ed Mps.
Forse i vari Alfano, Castiglione, D’Alì e compagnia bella non ‘hanno capito che questa spaccatura, per loro, è l’inizio della fine. Musumeci, che non è scemo, sa che prenderà più voti della sommatoria delle liste che lo sostengono: ma, per andare avanti, pretenderà di capitalizzare nella propria lista – o con propri uomini – il suo valore elettorale aggiunto. E lo farà a spese del Pdl, perché non toglierà un solo voto di lista al Pid. (a sinistra, foto tratta da antoniodali.blogspot.com)
Il Pdl uscirà a pezzi dalle elezioni regionali: ancora più indebolito rispetto alle ultime amministrative. Quando Toni Scilla, leader di Grande Sud, si rivolge al Senatore D’Alì non ha torto: “Il senatore D’Alì – dice Scilla – fonda il suo ottimismo sul nulla. Di certo, da chi a Roma è stato complice delle politiche delittuose di Tremonti e della Lega contro la nostra terra, non possiamo accettare giudizi di sicilianità, né di morale”. (a destra, il leader di Grande Sud a Trapani, Toni Scilla)
Il passaggio politico è importante e non riguarda solo il Pdl siciliano, ma anche il Pid di Saverio Romano. Sono sicuri, i dirigenti siciliani del Pdl e del Pid di avere adottato la scelta politica ed elettorale giusta?
I conti sono presto fatti. E’ vero, Berlusconi, che si accinge a chiudere un accordo con la Lega di Roberto Maroni, ha bisogno di un punto d’appoggio nel Sud: da qui le garanzie al Pdl siciliano e al Pid. Garanzie che si dovrebbero tradurre, per questi due Partiti, in un bel po’ di seggi a Montecitorio e a Palazzo Madama.
Ma queste garanzie – e questo forse è il punto che sfugge ai poco lungimiranti vertici siciliani del Pdl e del Pid – avranno senso e sostanza se Berlusconi non perderà la Sicilia.
Nella politica italiana, si sa, la Sicilia è, spesso, “la chiave di tutto”. Detto in altre parole, se il Cavaliere perderà la Sicilia, perderà matematicamente le elezioni politiche nazionali.
Chiediamo ai vari Castiglione e Romano: che garanzie pensate di avere da Berlusconi in caso di vittoria del centrosinistra in Sicilia?
A mettere un po’ di sale nel ‘sedere’ dei vertici del Pdl siciliano pensa Pippo Fallica, segretario regionale di Grande Sud in Sicilia: “I tre coordinatori del Pdl in Sicilia – dice Fallica – confermano, ancora una volta, la loro subalternità alle logiche romane. La Sicilia per loro è un mero accessorio”.
“Abbiamo chiesto al Pdl – aggiunge il segretario di Grande Sud in Sicilia – un gesto concreto di discontinuità con il passato. Abbiamo chiesto loro di dire basta all’asse Lega-Tremonti. Abbiamo chiesto loro un gesto d’amore per la Sicilia. Nulla di tutto ciò è arrivato. La verità è sotto gli occhi di tutti, quello di Miccichè è un progetto di libertà. Libertà dalle ingerenze romane che hanno ridotto la Sicilia in questo stato. Siamo orgogliosi nell’averlo proposto alla guida della Sicilia. E siamo determinati più che mai a portare a compimento il nostro progetto politico con i nostri alleati”.
Esplicito Salvo Flerers, parlamentare nazionale di Grande Sud: “La scelta di Gianfranco Miccichè di riconfermare la propria candidatura alla presidenza della Regione siciliana sblocca la formazione di un grande soggetto politico meridionalista in grado di rilanciare lo sviluppo del Sud”.
Per Fleres, bisogna uscire “dal ricatto nordista e puntare a costruire le condizioni ideali per creare investimenti e lavoro in unarea del Paese che non può più essere abbandonata né ai ricatti di Bossi o di Tremonti, né al populismo di Grillo, né alla prosecuzione di nuove forme di compromesso storico ai danni delle aree e dei settori deboli presenti in Italia”.
“Il Sud – conclude Fleres – ha bisogno di coerenza, lealtà, progettualità, coraggio e Miccichè ha sempre mostrato di possedere le doti necessarie ad interpretarle senza cedere a minacce né a promesse, che ha avuto il coraggio di rispedire al mittente. Lo sviluppo del Mezzogiorno non é negoziabile e questo sarà presto chiaro sia a Palermo, sia a Roma”.