A una settimana dall'esposto del sindaco di Troina, arriva la notizia secondo cui due aggiudicatari dei terreni demaniali vorrebbero tirarsi indietro per timore di ritorsioni. Intanto tra il M5s ci sarebbe chi considera quella di Venezia una mossa elettorale
Nebrodi, rinunce affitti dopo denuncia su vacche sacre Dai cinquestelle silenzio e dubbi su strumentalizzazione
Nonostante il sole sia tornato, la neve nei boschi resiste, rendendo alcuni punti ancora inaccessibili. Una situazione, vista la stagione, non inconsueta per i Nebrodi, ma che per il sindaco di Troina Fabio Venezia rischia di trasformarsi in metafora di ciò che starebbe accadendo nelle aree demaniali concesse per il pascolo. Risale, infatti, a una settimana fa la denuncia del primo cittadino circa l’avvistamento di animali, riconducibili ad aziende destinatarie di interdittiva antimafia, negli stessi terreni sottratti dopo i provvedimenti prefettizi.
Venezia, che oltre a depositare un esposto in procura ha fatto un appello a Sergio Mattarella e Matteo Salvini, ha parlato di «vacche sacre» e di «attacco allo Stato» da parte dei clan attivi sui Nebrodi, dopo la stretta degli anni scorsi seguita alle revoche delle concessioni demaniali. Azioni che hanno occupato anche le pagine dei giornali nazionali, in seguito a fatti di cronaca nera, come nel caso dell’attentato fallito all’ex presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci. Tra i timori espressi dal primo cittadino quello che i nuovi affittuari – ai quali sono andati i lotti messi a bando dall’Azienda silvo-pastorale – possano tirarsi indietro dalla gestione dei terreni per paura di ritrovarsi faccia a faccia con esponenti della criminalità organizzata. Un’ipotesi che, a pochi giorni dalla notizia data da MeridioNews, parrebbe confermata: sarebbero infatti già due le rinunce pervenute all’Azienda.
In attesa che a fare luce sulla vicenda siano la magistratura e le forze dell’ordine – nelle scorse settimane sarebbero stati diversi i sopralluoghi compiuti dagli uomini dello squadrone eliportato Cacciatori di Sicilia – lontano dai pascoli e dalle dichiarazioni ufficiali, una polemica sta covando. Protagonista il gruppo parlamentare all’Ars del Movimento 5 stelle, che fino a oggi ha scelto la strada del silenzio. Nessun comunicato di solidarietà né altre iniziative, nonostante i cinquestelle siano una delle due forze politiche che a livello nazionale compongono il governo a cui Venezia ha fatto appello e proprio da Troina arrivi la deputata Elena Pagana, tra le più attive nel seguire le problematiche che interessano l’entroterra siciliano e, in particolar modo, la provincia di Enna.
«Credo che su questi temi a doversi pronunciare sia la magistratura soprattutto perché si tratta di argomenti delicati, ad alto rischio strumentalizzazione», chiosa Pagana a MeridioNews. Una posizione che ricalca quella di Francesco Cappello, attuale capogruppo M5s a sala d’Ercole: «Riteniamo che la solidarietà si esprima con l’impegno concreto più che con i comunicati e, in tal senso, ogni giorno lo dimostriamo con l’azione della nostra collega Pagana». Tuttavia, andando a ritroso non è difficile trovare casi in cui i cinquestelle abbiano espresso vicinanza a chi ha denunciato fatti legati alla mafia, come d’altra parte non mancano i casi in cui gli stessi deputati si siano pronunciati sul tema. Per esempio, proprio nel giorno in cui Venezia ha reso nota la propria denuncia, l’ex candidato governatore, Giancarlo Cancelleri, ha rivolto un appello al presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, affinché si inviti il giornalista Paolo Borrometi a sala d’Ercole.
Ma se le dichiarazioni sono guardinghe, è a palazzo dei Normanni che emerge una lettura diversa del silenzio cinquestelle. La tesi, infatti, sarebbe quella secondo cui la denuncia di Venezia possa essere una tappa di un percorso che porterebbe alla candidatura alle Europee di aprile nella lista del Partito democratico. Una discesa in campo che arriverebbe dopo il tentativo delle scorse Politiche, ma che dall’entourage di Venezia smentiscono categoricamente. A contribuire, inoltre, sarebbe stato anche il mancato invito di Elena Pagana al consiglio comunale straordinario indetto per venerdì a Troina. «La seduta è stata annunciata martedì, cinque giorni dopo la denuncia», è il commento che arriva da Troina. Dove gli animi sono caldi, nonostante le temperature ferree.