L’incidente probatorio — durante il quale saranno sentiti dai magistrati cinque testimoni — è previsto per venerdì 24 aprile davanti al giudice per le indagini preliminari di Catania. È questo l’ultimo aggiornamento sul naufragio che, lo scorso 18 aprile, ha causato la morte di centinaia di migranti. Il numero definitivo non è ancora stato definito, ma potrebbero contarsi tra le 700 e le 900 vittime. La maggior parte delle quali forse sono rimaste intrappolate sotto coperta, o nelle stive dell’imbarcazione — lunga 23 metri — che si è rovesciata nella notte di sabato nel Canale di Sicilia.
Verranno interrogati già nelle prossime ore, invece, i due presunti organizzatori della traversata. Il tunisino Mohammed Alì Malek, 27 anni, e il siriano Mahmud Bikhit, 25 anni, entrambi difesi d’ufficio dall’avvocato Massimo Ferrante. I due sono scampati alla morte in mare e sono tra i 27 migranti superstiti arrivati la notte scorsa al porto di Catania, a bordo della nave Gregoretti della guardia costiera. Malek è accusato di naufragio colposo, omicidio colposo plurimo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Bikhit, ritenuto essere suo assistente, dovrà rispondere solo dell’ultimo reato. A entrambi, la procura di Catania contesta, in concorso tra loro e «con altre persone non identificate», «il trasporto illegale di diverse centinaia di migranti» con «l’aggravante della disponibilità di armi».
In base alle prime dichiarazioni dei testimoni, la nave che si è ribaltata sarebbe partita da una località nei pressi di Tripoli la sera del 16 aprile. I migranti erano stati sequestrati per diverso tempo, alcuni anche per un mese, in una fattoria vicina al luogo di partenza. A gruppi di trenta sarebbero poi stati trasportati sui furgoni fino all’imbarco. Nei racconti di chi è scampato alla tragedia ci sono anche le violenze degli organizzatori del viaggio: uno dei migranti sarebbe stato colpito con un bastone perché si era allontanato senza permesso dalla fattoria per alcune necessità fisiologiche. Il costo del trasporto, secondo quanto accertato, oscillava tra i 500 e i mille dinari libici a persona, cioè tra i 300 e i 700 euro.
Al fine di indentificare le vittime del naufragio, i parenti o i conoscenti possono usare l’indirizzo email dedicato solo a loro: naufragio.wreck.procura.catania@giustizia.it.
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