La Procura di Siracusa ha ascoltato i superstiti arrivati ieri ad Augusta e ha ricostruito le fasi convulse del salvataggio da parte di una nave mercantile del gommone fatiscente su cui viaggiavano 120 persone. Alcuni si sarebbero gettati in mare per arrivare all'imbarcazione
Naufragio con 30 morti nel canale di Sicilia Annegati mentre cercavano di mettersi in salvo
Altri trenta morti inghiottiti dal mar Mediterraneo. È la conclusione a cui è giunta la Procura di Siracusa a proposito del naufragio avvenuto mercoledì scorso, 22 luglio, a largo della Libia. A darne testimonianza sono stati alcuni degli 80 superstiti arrivati ieri ad Augusta a bordo della nave militare tedesca Holstein. Hanno parlato di un gommone fatiscente su cui viaggiavano 120 persone e che avrebbe cominciato a imbarcare acqua durante la fase di soccorso. È stata una nave mercantile a intervenire per prima. Circa trenta migranti non avrebbero calcolato bene la distanza tra il gommone e la nave e si sarebbero gettati in mare, annegando.
Secondo le prime testimonianze raccolte ieri dall’associazione Save the children i morti sarebbero stati una quarantina, ma il numero è stato ridimensionato dal procuratore Francesco Paolo Giordano. «Abbiamo parlato con diversi di loro – ha spiegato Giovanna Di Benedetto, portavoce di Save the children – e le versioni sono concordi. Ho davanti a me un ragazzo in lacrime perchè ha perduto il fratello. Le vittime sarebbero tutte originarie di paesi dell’area sub sahariana». In totale la nave militare tedesca ieri ha portato in salvo 283 persone, salvate in diversi interventi. Oggi tre presunti scafisti sono stati fermati dal gruppo interforze di contrasto all’immigrazione clandestina presso la Procura di Siracusa.
Il Centro Astalli, associazione che si occupa dell’accoglienza e dell’assistenza dei migranti denuncia «l’ennesima tragedia annunciata ed evitabile» e torna a ribadire l’urgenza di creare canali umanitari sicuri. «Vie legali per permettere a chi scappa da guerre e persecuzioni di esercitare il proprio diritto a chiedere asilo in un paese sicuro. L’Europa da mesi discute su come gestire poche decine di migliaia di persone, un numero irrisorio rispetto alla popolazione dell’Unione e non si concentra sulla questione principale: spezzare il giogo dei trafficanti, dare alternative sicure ai migranti».