Thomas Pistoia, torinese, vuole rendere omaggio ai magistrati in prima linea contro Cosa nostra, oggi come ieri. Nel nuovo numero del noto fumetto - edito dalla Sergio Bonelli - ripercorre in chiave futuristica gli anni delle stragi di mafia, ricordando anche il sacrificio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
Nathan Never e La lunga marcia contro la mafia Autore: «Ispirato da scorte civiche a Di Matteo»
Un poliziotto del futuro ancora alle prese con Cosa nostra. La lunga marcia è l’albo 297 del fumetto di fantascienza Nathan Never, edito dal 1991 dalla Sergio Bonelli. Il nuovo numero trae spunto dalle scorte civiche ai giudici antimafie ed è idealmente dedicato al pm Nino Di Matteo. Never questa volta è impegnato come supporto esterno alla scorta di un coraggioso magistrato nel quadrante meridionale della Vecchia Europa e viene incaricato di usare la sua esperienza per risolvere la situazione critica che si è creata attorno a lui. La storia è stata scritta da Thomas Pistoia su disegni di Emanuele Boccanfuso.
Pistoia, torinese, vuole rendere omaggio ai magistrati impegnati in prima linea contro la mafia, oggi come ieri. «Ho letto la notizia delle scorte civiche che accompagnano Di Matteo durante i suoi spostamenti – dice l’autore – così ho pensato di calare Nathan Never in una storia di questo tipo». Ripercorrendo in chiave futuristica gli anni bui delle stragi di mafia e ricordando anche il sacrificio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Nathan Never si trova dunque a dover affrontare un avversario subdolo, interconnesso con le istituzioni. «Nella storia il giudice si rende conto che parte della mafia è infiltrata all’interno dello Stato», spiega l’autore. Un dettaglio che sembra riferirsi al processo sulla Trattativa Stato-mafia. «Potrebbe essere, poi il lettore ci legge ciò che vuole», dice ancora Pistoia.
La storia, infatti, può avere «due tipi di lettura: pessimistica o ottimistica. La prima riguarda la situazione attuale e la seconda è rappresentata dalla speranza che sempre più persone alzeranno la testa e si ribelleranno». Anche se, guardando alla situazione attuale, l’autore dice di avere «poche speranze» sul fatto che la mafia non esista più in futuro. «Spero di sbagliarmi», conclude.