I genitori nigeriani hanno chiamato il piccolo Newman Otas. Sono stati soccorsi su un gommone e ora sono sulla nave Aquarius, insieme ad altre 392 persone. Tra cui 155 minori. L'ostetrica: «Sono agghiacciata se penso a quello che sarebbe potuto accadere se questo bambino fosse nato 24 ore prima». Guarda le foto
Nasce a bordo della nave di Medici senza frontiere La mamma: «Sentivo muoverlo ed ero nel panico»
Newman Otas. I genitori nigeriani hanno scelto questo nome per il loro bambino che è nato a bordo della nave Aquarius di Medici senza frontiere, stamattina alle sette. Il parto è avvenuto in acque internazionali e il piccolo è in buone condizioni di salute.
I genitori, Otas e Faith – con gli altri due figli Victory, di sette anni, e Rollres, di cinque – sono stati soccorsi 24 ore prima mentre viaggiavano stipati su uno dei due gommoni soccorsi dalla ong. Sulla nave Aquarius si trovano altre 392 persone, alcune di loro soccorse direttamente dall’equipaggio dell’imbarcazione, altre trasferite da altre navi di ricerca e soccorso. Tra loro, 155 hanno meno di 18 anni e 141 risultano essere minori non accompagnati. Ci sono anche 11 bambini sotto i cinque anni e quattro neonati di meno di un anno.
«Ero agitatissima quando eravamo sul gommone – ha raccontato ai soccorritori Faith, la mamma del piccolo – ero seduta nella parte centrale della barca con altre donne e bambini. Ero nel panico perché sapevo che il travaglio sarebbe potuto iniziare a momenti, potevo sentire il bambino che si muoveva su e giù. Ho avuto contrazioni per tre giorni prima del parto».
A far venire al mondo Newman Otas è stata l’ostetrica Jonquil Nicholl: «Una nascita assolutamente ordinaria in condizioni straordinarie – spiega -. Sono agghiacciata se penso a quello che sarebbe potuto accadere se questo bambino fosse nato 24 ore prima, in quel gommone precario, con la madre costretta a partorire in mezzo ad acqua marina stagnante e benzina, senza spazio dove muoversi, alla mercé delle onde e delle correnti. E 48 ore prima si trovavano invece su una spiaggia in Libia, senza sapere ciò che sarebbe successo dopo».