Napolitano: molto deludente il discorso di fine anno

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON HA PARLATO DELLA VERA EMERGENZA: IL FALLIMENTO DELL’UNIONE EUROPEA E DELL’EURO. DA QUESTO FALLIMENTO E DALLA PERMANENZA DEL NOSTRO PAESE NELLA ‘TRAPPOLA’ DELLA MONETA UNICA DIPENDONO TUTTI I PROBLEMI

Diciamo subito: a noi il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non ci ha convinto proprio. Non tanto per le parole scontate che ha pronunciato, quanto per quello che non ha detto. Nella parole del capo dello Stato abbiamo riscontrato una grande assente: la fallimentare e pericolosa Unione europea dentro la quale l’Italia è oggi intrappolata.
Oggi il vero problema da affrontare è l’euro e l’Unione europea. Tutti gli altri problemi sono la diretta conseguenza dell’adesione del nostro Paese a un progetto massonico e fallimentare. Dal Presidente della Repubblica ci aspettavamo, finalmente, una critica serrata a un’Unione europea fallimentare e dannosa. E a una moneta unica oggi criticata da ben sei premi Nobel per l’economia. Questi sono i fatti.
Proporre altri sacrifici agl’italiani per continuare a pagare lo spread e il Fiscal Compact è un errore gravissimo. Volere uscire dall’euro non è una tendenza distruttiva.
Perché fuori dall’euro ci sono Paesi europei che, proprio perché fuori dalla trappola della moneta unica, se la passano molto meglio dell’Italia: Regno Unito, Danimarca, Finlandia, Svezia, Polonia e la Svizzera. Realtà che hanno registrato in parte una crescita economica e, là dove c’è stata crisi, un impatto minore della stessa crisi.
Questi sono fatti e non “tendenze distruttive”. L’unica “tendenza distruttiva” è quella esercitata sul nostro Paese dall’Unione europea della signora Merkel e dal Club di Bilderberg.
Napolitano ha detto che la politica italiana deve cambiare. E, in effetti, è cambiata: nel senso che è peggiorata.
Il capo dello Stato ha lasciato capire che l’abolizione delle Province è un fatto giusto. E noi lo contestiamo: l’abolizione delle Province taglia pochissime risorse e toglie molta democrazia.
Quanto all’abolizione del finanziamento pubblico ai Partiti – che è stato abolito da un referendum popolare e reintrodotto in modo proditorio con i “rimborsi”, per ora non c’è, a parte il taglio delle indennità operato autonomamente dai grillini. Quello annunciato dal Governo Letta-Alfano-Bilderbeg è solo una presa per i fondelli, visto che inizierà – se inizierà – nel 2017. E per ora – forse qualcuno lo dimentica – siamo nel 2014!
Con rispetto parlando, ci è sembrato retorico l’appello al “coraggio degli italiani”. Per ora, piuttosto che il coraggio, notiamo solo la sfacciataggine di Letta e Alfano che, in tv, vanno a dire che le “tasse nel 2013, sono diminuite”. Un’altra ignobile presa in giro sulla quale il capo dello Stato avrebbe fatto bene a intervenire.
Ricordando, per esempio, non soltanto che la pressione fiscale, nel 2013, è aumentata: ma che il Governo nazionale ha aumentato in modo smisurato i costi che il normale cittadino dovrà sostenere per rivolgersi alla Giustizia. Tanto che, ormai, non è esagerato definire che la Giustizia, in Italia – già un po’ ‘latitante’ (si pensi ai tempi della Giustizia civile) – è diventata una prerogativa dei ricchi.
L’unica cosa che condividiamo è la critica del Presidente della Repubblica al continuo ricorso alla decretazione d’urgenza da parte del Governo. Ma l’antidoto c’è. Questi benedetti decreti, poi, debbono essere votati e approvati dal Parlamento.
Bene, se il capo dello Stato contesta l’eccesso di decretazione d’urgenza – e ha assolutamente ragione – quando questi decreti diventano leggi non li controfirmi: li rinvii al Parlamento, in ottemperanza ai poteri che la Costituzione gli assegna.
Sarebbe un bel segnale di democrazia. E sarebbero fatti concreti e non parole.


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