Nadia Spallitta e la mancata rivoluzione di Orlando «Una gestione poco adeguata e trasparente»

«Non posso esprimere un giudizio totalmente negativo su Orlando ma devo riscontrare alcune criticità nella gestione della macchina amministrativa e, in particolare, nella mancata trasparenza delle partecipate». Non usa giri di parole la vicepresidente del Consiglio comunale di Palermo, Nadia Spallitta, che dopo l’uscita dal movimento guidato dal sindaco Leoluca Orlando, ora all’opposizione tra le fila del Pd, punta il dito contro il primo cittadino e la sua gestione. Per Spallitta, infatti, sono tante le sofferenze della città, dai trasporti alla mancata raccolta dei rifiuti, dal traffico ai disagi prodotti dai lavori per il trasporto pubblico. «Probabilmente – dice a MeridioNews – ci aspettavamo risposte più immediate e tangibili e una migliore qualità dei servizi che oggi costano di più ma sono uguali a prima. Anzi, per lo più, sono disservizi». Ed ecco spiegata la grande delusione nei confronti del sindaco: «Non è stato in grado di affrontare con modernità i problemi della città»

Altre critiche che piovono sul sindaco dopo quelle durissime di Confindustria Palermo ieri e del consigliere Occhipinti di un paio di giorni fa. Accusato dall’associazione degli industriali di essere politicamente dissociato e di vivere «in una favola» dall’ex consigliere di Idv, per la vicepresidente di Sala della Lapidi, Orlando probabilmente ha una «visione strategica lungimirante, che forse potremo apprezzare fra 3-4 anni. Attualmente, tuttavia, la sua visione non trova corrispondenza nella realtà». Pur riconoscendo che al suo arrivo c’era una situazione di pre-dissesto, pericolo che poi è stato scongiurato, per Spallitta qualcosa non è andato per il verso giusto. Ad esempio nella gestione del personale: «Ha avuto sicuramente il merito di salvaguardare i livelli occupazionali delle partecipate, ma ciò che non è andato a buon fine è l’utilizzo del personale. Alla salvezza non ha fatto seguito la qualità ed efficienza».

E a dare manforte a Confindustria che contrappone all’immagine di una «Palermo dai conti in ordine» una pressione fiscale procapite «tre le più alte nell’Isola», è ancora la Spallitta che conferma i dati snocciolati dall’associazione degli industriali: «I numeri sono veritieri – conferma – perché basati su quelli dei revisori dei conti, contenuti nella relazione al rendiconto 2014». Il quadro che emerge è sconfortante, la pressione tributaria è praticamente in crescita dal quando c’è Orlando. «Nel 2012 passa da 390 a 514 euro – ricostruisce –  poi nel 2013 rimane stabile, 504 euro, mentre nel 2014 raggiunge la soglia altissima di 718 euro». Anche gli investimenti procapite sono in picchiata: dal 291 euro nel 2010 nel 2014 si tocca quota 94 euro. «Orlando ha fatto i conti con i minori trasferimenti dello Stato. Ma come ha fatto fronte a queste tagli?». Sicuramente non con una «riduzione virtuosa» se guardiamo alle partecipate. «Non c’è controllo e trasparenza sulle aziende – prosegue – L’Amat in un anno e mezzo ha conferito 70 incarichi esterni per attività legali ma noi consiglieri non possiamo eseguire alcun controllo perché mancano i bilanci, i budget e i piani di sviluppo. In tre anni non è arrivato in Consiglio nessuno di questi atti».

La fama delle partecipate mangiasoldi trova riscontro nella parole della Spallitta che ricorda anche il moltiplicarsi delle poltrone. «Ci sono moltissimi direttori – spiega – ad esempio la Sispi ha 105 dipendenti e 4 o 5 direttori che, in totale, costano 13 milioni di euro l’anno. E non è finita qui perché gestisce la notifica dei verbali appaltandola all’esterno. Eppure abbiamo 250 messi comunali e oltre 1500 vigili che potrebbero farlo spendendo un terzo». In conclusione, per la vicepresidente finché non ci sarà un bilancio consolidato e maggiore trasparenza, non si sapranno mai le reali condizioni finanziarie del Comune. «Se si fosse contenuta la spesa all’interno delle partecipate – aggiunge – probabilmente ciò avrebbe consentito un alleggerimento della pressione fiscale. Orlando è una persona di grande spessore culturale che ha una visione proiettata nel futuro che, mi auguro per noi tutti, si avveri. Ma oggi – conclude – facciamo i conti con una situazione drammatica».


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