La prima cittadina Chiara Appendino dichiara il proprio sostegno all'apertura nel capoluogo etneo di una succursale della prestigiosa istituzione culturale piemontese. Soddisfatta la presidente della Fondazione Evelina Christillin. L'esponente della giunta Bianco mostra felicità ma mantiene un profilo basso
Museo Egizio, la sindaca di Torino favorevole Licandro: «Donna intelligente, mi fa piacere»
«Ribadisco che la città è a fianco della fondazione Museo egizio a proposito del dibattito che si è aperto a Torino». Lo ha dichiarato questa mattina la sindaca torinese Chiara Appendino, in merito all’ipotesi dell’apertura di una succursale dell’Egizio a Catania. Aggiungendo che far conoscere nel capoluogo etneo una parte del patrimonio del Museo sarebbe «una grande opportunità».
Un’apertura significativa, che potrebbe mettere fine alle polemiche sul trasferimento alle pendici dell’Etna di circa 300 reperti archeologici, forse provenienti dagli scavi di Tebtynis, villaggio egiziano che dista 170 chilometri dal Cairo. Nei mesi scorsi gruppi autonomisti piemontesi avevano, a più riprese, manifestato contrarietà all’operazione che dovrebbe concludersi con l’apertura di una esposizione del prestigioso ente culturale a Catania. Le parole della Appendino sono state accolte con favore dalla presidente della Fondazione Evelina Christillin: «È un piacere – ha detto – avere le istituzioni e il governo che ci supportano», riferendosi anche alla posizione favorevole del ministro per i beni Culturali Dario Franceschini.
L’assessore alla Cultura di Catania Orazio Licandro è felice ma, al telefono, si sforza di mantenere un profilo basso. «Le dichiarazioni di Chiara Appendino mi fanno molto piacere – dichiara a MeridioNews – È una donna intelligente». Licandro ha poi preferito non aggiungere altro. L’amministrazione Bianco sembra infatti convinta che addormentare la contrapposizione si rivelerà più fruttuoso che rinfocolarla, dinnanzi alle pressioni locali che hanno investito la fondazione Museo egizio. Che, come ricorda lo stesso assessore catanese, «è un’istituzione culturale, non politica». Lo scorso 21 febbraio, per alleggerire la tensione in città, la fondazione aveva dovuto smentire, sul proprio sito web, che l’accordo con Catania fosse già stato firmato.