Muos, il rinvio del Tar preoccupa gli attivisti «Si perde tempo senza motivi convincenti»

La politica non ha più niente da dire. L’ultima parola sulla realizzazione del Muos sembra spetti alla magistratura. Ma il Tar di Palermo, chiamato a decidere su una serie di ricorsi incrociati culminati in unico procedimento, giovedì scorso ha preso tempo fino a novembre. Troppo secondo gli attivisti che si battono contro l’impianto militare di telecomunicazioni satellitari che gli Usa stanno costruendo a Niscemi e che vedono in questo rinvio «un intento dilatorio basato su motivazioni non convincenti».

Il presidente del Tribunale amministrativo, Filoreto D’Agostino, ha parlato della necessità di acquisire il parere dell’Istituto superiore di sanità sui rischi delle onde elettromagnetiche e di confrontarlo con il lavoro del perito nominato dallo stesso Tar, l’ingegnere Marcello D’Amore, professore dell’università La Sapienza di Roma. L’Iss aveva dato un parziale via libera alla realizzazione del Muos dichiarando da un lato che non ci sono rischi per la salute umana, ma aggiungendo «la necessità di un’attenta e costante sorveglianza sanitaria della popolazione delle aree interessate, oltre che dell’attuazione di un monitoraggio dei livelli di campo elettromagnetico successivamente alla messa in funzione delle antenne, anche in considerazione della natura necessariamente teorica delle valutazioni effettuate su queste specifiche antenne». Il professore D’Amore, invece, chiamato dal Tar di Palermo a una perizia super partes, aveva dato parere negativo alla realizzazione del’impianto Usa, vista la mancanza di dati completi ed esaurienti.

Ora, la decisione del Tar di confrontare queste due conclusioni non convince gli attivisti. «In primo luogo perché lo studio dell’Istituto superiore di sanità era già agli atti essendo stato prodotto dalle parti; poi perché la consulenza di D’Amore e lo studio dell’Iss non sono fra loro sovrapponibili. La prima riguarda la regolarità delle autorizzazioni rilasciate nel 2011, il secondo riguarda invece gli effetti delle onde elettromagnetiche sulla salute». Secondo i No Muos, invece, i gravissimi vizi rilevati dal professore de La Sapienza, erano già sufficienti a far pronunciare l’annullamento delle autorizzazioni e in nessun modo possono essere sanate dal parere dell’Iss. Inoltre, fu lo stesso Istituto a precisare che la relazione prodotta non poteva essere utilizzata a fini autorizzativi.

Alla luce di tutto questo e dell’annunciata accensione del Muos da parte della marina statunitense entro l’autunno di quest’anno, il timore del coordinamento dei comitati è che si sia voluta evitare una sentenza negativa che «avrebbe bloccato un progetto che deve andare avanti a tutti i costi». In realtà il Tar di Palermo ha già espresso, ad ottobre, un parere contrario al Muos, bocciando il ricorso del Ministero della difesa che chiedeva di bloccare la revoca delle autorizzazioni decisa dal governo Crocetta. In quel caso il tribunale amministrativo sottolineava «la priorità e l’assoluta prevalenza in questa materia del principio di precauzione, nonché l’indispensabile presidio del diritto alla salute della comunità di Niscemi, non assoggettabile a misure anche strumentali che la compromettano seriamente, fino a quando non sia raggiunta la certezza assoluta della non nocività del sistema Muos». Una sentenza che non servì a fermare la realizzazione del Muos. Oggi però gli attivisti tornano su quella decisione e rilanciano. «I nostri legali sono pronti a depositare una nuova richiesta di sospensiva: lo scorso ottobre il Tar aveva accolto la loro richiesta cautelare ma senza sospendere gli atti impugnati, ritenendo l’esigenza cautelare sufficientemente tutelata dall’anticipazione, proprio al 27 marzo, della decisione. Ora, però, che la decisione è slittata chiederemo, in forza delle stesse esigenze cautelari già accertate, che le autorizzazioni siano sospese e con esse la messa in funzione del Muos, sia pure a fini sperimentali».


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Giovedì scorso il Tar di Palermo ha rinviato a novembre la decisione su una serie di ricorsi che potrebbero bloccare l'entrata in funzione dell'impianto di telecomunicazioni militari Usa di Niscemi. Una scelta che mira a confrontare la perizia super partes dell'università La Sapienza di Roma, contraria alle parabole, con il parare dell'Istituto superiore di sanità che invece ha dato un parziale via libera. «I due studi non sono sovrapponibili», denunciano gli attivisti che temono un intento dilatorio

Giovedì scorso il Tar di Palermo ha rinviato a novembre la decisione su una serie di ricorsi che potrebbero bloccare l'entrata in funzione dell'impianto di telecomunicazioni militari Usa di Niscemi. Una scelta che mira a confrontare la perizia super partes dell'università La Sapienza di Roma, contraria alle parabole, con il parare dell'Istituto superiore di sanità che invece ha dato un parziale via libera. «I due studi non sono sovrapponibili», denunciano gli attivisti che temono un intento dilatorio

Giovedì scorso il Tar di Palermo ha rinviato a novembre la decisione su una serie di ricorsi che potrebbero bloccare l'entrata in funzione dell'impianto di telecomunicazioni militari Usa di Niscemi. Una scelta che mira a confrontare la perizia super partes dell'università La Sapienza di Roma, contraria alle parabole, con il parare dell'Istituto superiore di sanità che invece ha dato un parziale via libera. «I due studi non sono sovrapponibili», denunciano gli attivisti che temono un intento dilatorio

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