Foto di Mediterranea su Facebook

Maximulta e stop di due mesi per la nave Mediterranea: «Atto di vendetta illegittimo»

Una maximulta da 10mila euro e 60 giorni di fermo per la nave Mediterranea dell’omonima ong. È il duro provvedimento notificato dal prefetto di Trapani al comandante e all’armatore dell’imbarcazione fermata dopo aver fatto sbarcare nel capoluogo siciliano, lo scorso 23 agosto, dieci naufraghi, tra cui tre minori non accompagnati. A Mediterranea era stato, infatti, assegnato il pos (place of safety, cioè il punto di sbarco sicuro) a Genova, ma la Liguria «non era raggiungibile», spiegano dalla ong, a causa di onde «alte quasi tre metri». L’organizzazione umanitaria descrive il provvedimento come «uno dei più pesanti in applicazione del decreto Piantedosi che in questi tre anni abbiano colpito le imbarcazioni della flotta civile di soccorso: cioè la nave in catene per due mesi».

«Secondo il governo, Mediterranea è colpevole per aver voluto garantire al più presto possibile le necessarie cure mediche e psicologiche a terra a queste dieci persone – prosegue la ong – Esseri umani, gettati con violenza in mare dai trafficanti e miliziani libici la notte di giovedì 21 agosto in acque internazionali e da noi soccorse e sbarcate nel porto di Trapani nella serata di sabato 23». E si chiedono: «Quale sarebbe il grave reato che abbiamo commesso?». La presidente di Mediterranea Saving Humans Laura Marmorale aveva definito «osceno» il provvedimento, quando ancora non era nota la durata dello stop, lo scorso 25 agosto, in quanto la nave sarebbe stata pronta a partire «per continuare la sua attività di soccorso, attività necessaria visto il tragico bilancio dei naufragi delle scorse settimane a sud di Lampedusa».

Marmorale, inoltre, dopo l’attracco della nave a Trapani lo scorso 23 agosto aveva fatto sapere che «lasciare per giorni dei naufraghi traumatizzati a bordo di una nave, esposti nuovamente a un contesto che ricorda loro l’inferno appena vissuto, è inaccettabile». «È come costringere una persona ustionata a restare tra le fiamme», era stato il suo paragone. La nave destinataria della maximulta e del lungo stop, era alla sua prima missione. Si tratta, infatti, della nuova imbarcazione dell’omonima ong salpata a metà agosto e che si aggiunge alla Mare Jonio, la prima battente bandiera italiana inaugurata sette anni fa. «Ricorreremo d’urgenza all’autorità giudiziaria competente affinché questo provvedimento di vendetta abnorme e illegittimo sotto ogni punto di vista sia annullato». È l’annuncio, dunque, della ong «colpevole», secondo quanto scritto sui loro canali social, di aver detto «Signor no» a quello che descrivono come un «ordine assurdo e disumano».

Sostegno arriva dai politici dell’opposizione. Angelo Bonelli (Avs) parla di «atto gravissimo che conferma la logica disumana del governo Meloni: punire chi salva vite in mare». Per Nicola Fratoianni (Avs) quello contro Mediterranea è «un atto vigliacco, prepotente e immotivato». Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, definisce quella del prefetto una decisione che «segnala la disumanità e la crudeltà di un governo che blocca le navi che salvano le vite umane, mentre rispedisce in Libia con aereo di Stato torturatori come Almasri».


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