MOZIONE DEI RICERCATORI DELL’UNIVERSITA’ DI CATANIA SUL DDL N. 1905 GELMINI RECANTE “NORME IN MATERIA DI ORGANIZZAZIONE DELLE UNIVERSITÀ, DI PERSONALE ACCADEMICO E RECLUTAMENTO, NONCHÉ DI DELEGA AL GOVERNO PER INCENTIVARE LA QUALITÀ E L’EFFICIENZA DEL SISTEMA UNIVERSITARIO” I ricercatori dell’Università di Catania ritengono necessaria ed ormai non più rinviabile una riforma organica e funzionale […]
Mozione dei ricercatori dell’Università di Catania sul D.D.L. Gelmini
MOZIONE DEI RICERCATORI DELL’UNIVERSITA’ DI CATANIA SUL DDL N. 1905 GELMINI RECANTE “NORME IN MATERIA DI ORGANIZZAZIONE DELLE UNIVERSITÀ, DI PERSONALE ACCADEMICO E RECLUTAMENTO, NONCHÉ DI DELEGA AL GOVERNO PER INCENTIVARE LA QUALITÀ E L’EFFICIENZA DEL SISTEMA UNIVERSITARIO”
I ricercatori dell’Università di Catania ritengono necessaria ed ormai non più rinviabile una riforma organica e funzionale del sistema universitario italiano. In accordo con le numerose criticità illustrate in questo documento, i ricercatori valutano negativamente il Disegno di Legge governativo N°1905 Gelmini, in questi giorni in discussione al Senato, considerandolo del tutto inadeguato all’obiettivo del miglioramento della qualità della ricerca e della formazione universitaria nel nostro Paese.
In particolare, come illustrato nel seguito, il DDL risulta profondamente lesivo e discriminatorio nei confronti dei ricercatori universitari. Il testo disattende ogni possibile soluzione al problema dello stato giuridico dei ricercatori ed anzi persegue una strategia di disconoscimento delle funzioni svolte e delle competenze didattiche acquisite, riservando ai ricercatori stessi un ruolo marginale e ad esaurimento. Non affronta, inoltre, il grave problema del precariato della didattica e della ricerca negli Atenei italiani.
La situazione attuale della figura del ricercatore può riassumersi nel profilo seguente:
• I ricercatori sono in attesa della definizione del proprio stato giuridico sin dai tempi dell’istituzione del ruolo stesso (DPR 382/80), come sottolineato anche dal CUN nell’adunanza del 5.11.2009.
• Ad oggi circa il 40% dell’offerta formativa proposta dagli Atenei italiani è coperta dai ricercatori, ai quali le Facoltà, sopperendo alla carenza di professori di ruolo, conferiscono insegnamenti universitari per affidamento o supplenza, in gran parte a titolo gratuito. I ricercatori contribuiscono con questo carico non solo alla sopravvivenza stessa di interi Corsi di Laurea, ma anche agli indicatori di qualità della didattica, ai fini dell’erogazione delle quote premiali dell’FFO degli Atenei.
• Negli ultimi anni è stato disatteso quanto previsto dalla Legge 230/05 (Art. 1, comma 4c), la quale prevedeva che una quota dei giudizi di idoneità per i professori di seconda fascia fosse riservata ai ricercatori confermati con almeno tre anni di insegnamento.
• Nei prossimi anni è atteso un numero sostanziale di quiescenze di professori di prima e seconda fascia che comporterà una notevole disponibilità di risorse economiche a fronte di una carenza didattica per la copertura di un significativo numero di corsi universitari.
A fronte di ciò, il DDL contempla diverse misure che danno il segno della scarsa considerazione rivolta dal legislatore alla posizione attuale dei ricercatori a tempo indeterminato:
• Il DDL riserva ai ricercatori un ruolo marginale e ad esaurimento, ignora completamente il contributo dato dai ricercatori stessi allo svolgimento dell’attività didattica effettiva e non integrativa e li estromette dalle commissioni per le nuove procedure di selezione e reclutamento.
• Il DDL equipara il carico didattico e i compiti istituzionali dei ricercatori a quelli dei professori di prima e seconda fascia, prevedendo un impegno complessivo di 1500 ore annue, di cui 350 ore per il regime a tempo pieno e 250 ore per il regime a tempo definito, senza che venga presa in alcuna considerazione una adeguata modifica del loro stato giuridico e del relativo trattamento economico.
• Le procedure proposte dal DDL sono del tutto insufficienti a garantire, in tempi ragionevoli, la progressione di carriera ai ricercatori che hanno maturato titoli didattici e scientifici congrui con il ruolo di professore di seconda fascia (le cui mansioni hanno svolto per anni e tuttora svolgono.
• Il DDl e gli emendamenti sinora presentati non riconoscono né in ambito curriculare né ai fini della valutazione alcun tipo di attività aggiuntiva svolta dai ricercatori e li privano di fatto dei loro già esigui diritti di rappresentanza e partecipazione al governo dell’università per quanto concerne gli organi collegiali ed elettivi.
• Il DDL prevede la riduzione della retribuzione dei docenti con la triennalizzazione dell’attuale scatto biennale, condizionandolo alla effettiva disponibilità economica degli Atenei, e non equipara dal punto di vista pensionistico i ricercatori con i professori. La prefigurazione di tale stato di cose viene considerata assolutamente inaccettabile. Pertanto, pur condividendo l’esigenza di una profonda riforma del nostro sistema universitario, ma credendo che questa non possa e non debba avvenire a scapito dei ricercatori e delle giovani generazioni, i ricercatori dell’Università di Catania ritengono quindi indispensabile programmare un piano di finanziamento straordinario pluriennale di tutto il sistema universitario, per garantire quantomeno il mantenimento di un dignitoso livello della ricerca e della didattica negli Atenei pubblici, e chiedono che vengano apportati dei sostanziali emendamenti al testo del DDL attualmente in discussione al Senato.
A tal proposito, facendo proprie le posizioni già espresse dai colleghi delle Università di Bari, Bari Politecnico, Bologna, Cagliari, Univ. Calabria, Cassino, Ferrara, Firenze, L’Aquila, Macerata, Messina, Roma “La Sapienza”, Roma “Tor Vergata”, Roma Tre, Roma “Foro Italico”, Napoli “Federico II”, Napoli Seconda Università, Napoli “L’Orientale”, Palermo, Parma, Pavia, Perugia, Univ. Politecnica delle Marche (Ancona), Univ. “Mediterranea” di Reggio Calabria, Univ. del Salento (Lecce), Univ. del Sannio (Benevento), Siena, Teramo, Torino, Torino Politecnico, Trento, Univ. della Tuscia, Udine e Urbino, e tenendo conto dei documenti prodotti dal CUN, Senati Accademici, Conferenze dei Presidi, Consigli di Facoltà, Consigli di Corso di Studio e dalle Organizzazioni della Docenza, nonché della mozione approvata all’unanimità dalla CRUI in data 29 Aprile 2010, e in linea con le posizioni di ADI, ADU, AND, ANDU, APU, CIPUR-CONFSAL, CISAL, CISL-Università, CNRU, CNU, CONFSAL-Cisapuni, FLC-CGIL, LINK-Coordinamento Universitario, RDB-CUB, SNALS-Docenti Università, SUN, UDU, UGL-Università e Ricerca, UILPA-UR,
I RICERCATORI DELL’UNIVERSITÀ DI CATANIA
firmatari del presente documento (vedi elenco allegato), forti della solidarietà delle componenti accademiche e degli organi istituzionali – Consigli di Facoltà e Senato Accademico -, che condividono il loro dissenso e la loro protesta contro il disegno di legge governativo,
SI DICHIARANO
pronti in qualunque momento a ritirare la propria disponibilità ad assumere incarichi didattici non obbligatori per legge per l’anno accademico 2010/2011. Si dichiarano inoltre pronti a recedere dalla manifestata volontà di astensione dalla didattica nel caso in cui vengano emanati, nelle sedi competenti, provvedimenti legislativi concreti che tengano conto delle loro legittime aspettative.
Catania, 18/05/2010