Una memoria difensiva di 17 pagine per chiedere che l’indagine sulla morte di Viviana Parisi e il figlio Gioele Mondello non venga archiviata. Diciassette pagine che contengono tutta una serie di interrogativi ai quali gli avvocati della famiglia Mondello, i legali Piero Venuti e Claudio Mondello, chiedono venga data una risposta. Osservazioni su elementi che ritengono non siano stati esaminati, su aspetti che meritavano di essere vagliati in maniera accurata durante le fasi delle indagini. Chiedono che le indagini proseguano per accertare le cause della morte di Viviana e Gioele, i cui corpi senza vita sono stati trovati ad agosto del 2020 nelle campagne di Caronia a distanza di giorni uno dall’altro.
Lo scorso settembre la procura di Patti, che si è occupata del caso, ha ritenuto che non ci fossero elementi per poter procedere con le indagini. Una decisione presa alla luce dei riscontri del lavoro svolto dal pool di esperti nominati per l’esecuzione dei rilievi scientifici e delle perizie oltreché degli esami autoptici. Gli inquirenti hanno ipotizzato che la morte di Viviana Parisi e del figlio non siano state causate da terze persone imputabili, ma possano essere ricondotte a un’ipotesi di suicidio per Viviana Parisi, mentre per il piccolo Gioele l’uccisione da parte della madre è la pista ritenuta più plausibile, piuttosto che l’ulteriore ipotesi della morte del piccolo per evento traumatico. Tesi a cui però non ha invece mai voluto credere la famiglia. Ecco perché gli avvocati Venuti e Mondello hanno presentato opposizione alla richiesta di archiviazione.
Questo venerdì è fissata l’udienza davanti al gip Eugenio Aliquò chiamato a decidere se accogliere o meno la richiesta di archiviazione. Il team di esperti della famiglia Mondello, dopo aver esaminato le 16mila pagine che compongono gli 11 faldoni dell’indagine, ha messo nero su bianco le 14 richieste che ritengano debbano essere approfondite. Viene chiesto di sottoporre a sequestro un’utenza telefonica e ricostruire i movimenti dell’intestatario della stessa nell’arco temporale tra la scomparsa di Viviana e Gioele il ritrovamento dei loro corpi nei boschi di Caronia. I legali sottolineano l’esistenza anche di alcune incongruità nelle dichiarazioni rese dal figlio di quest’ultimo.
Il team di esperti rileva inoltre che ci sia stata un’asimmetria nelle indagini relative ai veicoli coinvolti nell’incidente dentro la galleria della A20 il 3 agosto 2021. La vettura di Viviana è stata sequestrata il giorno dopo, mentre il furgoncino il 21 agosto. Gli avvocati rilevano come sul corpo di Viviana siano stati eseguiti i test tossicologici per accertare l’eventuale assunzione di sostanze psicotrope o alienanti, nessun tipo di esame sia stato disposto per gli occupanti del furgone.
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Nel video viene illustrato come potrebbe essere possibile che Viviana abbia potuto scalare il traliccio senza scarpe non lasciandone traccia né sui profilati, né sulle calze, né sulle scarpe. Un passaggio è poi dedicato al punto in cui è stato ritrovato il corpo di Viviana. Una posizione incompatibile, secondo l’esperto, con l’eventuale caduta da otto metri. Il corpo «avrebbe impattato sopra i cespugli e non a lato o sotto i medesimi», fa notare. «La procura non spiega come mai la scarpa destra di Parisi fosse a centimetri 170 dal corpo sul cespuglio posto alla sua sinistra, ben disposta e inserita fra i rami, a bella posta, proprio per fare falsamente ritenere quello che gli inquirenti hanno ritenuto e la scarpa sinistra sopra un sasso rotondo». Anche la plissettatura che presenta la maglia indossata dalla donna confermerebbe l’azione di trascinamento del corpo a sostegno della tesi del team della famiglia che qualcuno abbia inscenato il suicidio di Viviana, nel tentativo di celare la vera causa della morte.
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