Morire a 40 anni di parto per lo sfascio della sanità pubblica siciliana

Adesso diranno che Antonina Seminara è morta perché così aveva deciso il destino. E’ la storia, molto triste, di una donna di 40 anni, incinta di sette mesi, che domenica sera si sente male. Antonina, che a Gangi, il paese delle Madonie dove vive, tutti chiamano Antonella, ha subito il distacco della placenta.

Questa è la diagnosi dei medici dell’ospedale di Nicosia, in provincia di Enna, dove Antonella viene trasportata. Questo è già il primo punto da sottolineare: da Gangi, quando succede qualcosa, bisogna recarsi a Nicosia.

Antonella arriva all’ospedale di Nicosia intorno alle 20,00 di domenica scorsa. I bimbo che porta in grembo è già morto a causa del distacco della placenta. Viene trasportata in sala operatoria dove subisce il parto cesareo. La donna sembra aver superato l’intervento. Sembra. Perché poi le condizioni si vanno aggravando. Si decide, così, di chiamare il servizio Elisoccorso. Questo avviene intorno alle 23,00.

La tragedia di Antonella va in scena dalle 23,00 di domenica sera all’una di lunedì. Si attende l’elicottero dell’elisoccorso da Caltanissetta. Ma c’è un ritardo. Motivo: un guasto.

A Nicosia, intanto, la paziente è stata sistemata in ambulanza in attesa del decollo. Solo che l’elicottero arriverà dopo l’una quando le condizioni di Antonella sono già gravi.

Alla buon’ora, con oltre due ore di ritardo, la donna viene trasferita all’ospedale di Sciacca. Qui Antonella morirà di lì a poco.

Riassumendo: la donna si è sentita male intorno alle 20,00 a Gangi, un centro arroccato sulle Madonie, in provincia di Palermo.

Viene trasportata all’ospedale di Nicosia, in provincia di Enna. Dove, dopo il parte cesareo, le sue condizioni si aggravano. L’elisoccorso arriverà con oltre due ore di ritardo da Caltanissetta. Con l’elicottero la donna verrà trasportata all’ospedale di Sciacca, in provincia di Agrigento.

Per soccorrere, male, una donna di Gangi, in provincia di Palermo, la Regione siciliana ha mobilitato due presidi ospedalieri – uno a Nicosia, in provincia di Enna, e l’altro a Sciacca, in provincia di Agrigento – e l’elisoccorso di Caltanissetta. Domanda: in questa cervellotica organizzazione non c’è qualche cosa che non funziona? Cos’è che non va nell’ospedale di Nicosia? Che tagli sono stati effettuati in questo presidio ospedaliero che, di fatto, non è in grado di assistere una donna con complicazioni dopo il parto cesareo?

Ancora: se c’è una cosa che non può non funzionare nel servizio di elisoccorso è la tempestività. Il guasto al mezzo non è ammesso. Se si verifica, è perché non è stata effettuata la corretta manutenzione. La sanità pubblica siciliana risparmi anche su questo? O forse c’era una carenza di mezzi?

In questa incredibile storia il destino non c’entra nulla. Questa morte è solo frutto di una disorganizzazione del servizio sanitario pubblico. E’, in primo luogo, la Regione siciliana che deve rispondere di quanto avvenuto.

Sulla vicenda indagano due uffici giudiziari: la Procura della Repubblica di Nicosia e di quella di Sciacca. Ci auguriamo che i magistrati accertino la verità e le responsabilità.

Responsabilità che sono a valle, ma anche a monte. Inutile prendersela solo con i medici e con gli operatori dell’elisoccorso. Va accertato che tipo di servizi, oggi, offre l’ospedale di Nicosia. Ed, eventualmente, perché non è in grado di assicurare certe cure. E vanno accertate le motivazioni del guasto al mezzo dell’elisoccorso.

Questa vicenda, in ogni caso, dovrebbe fare riflettere il Governo regionale: quel Governo che ha chiuso ben 28 punti nascita in Sicilia. E dovrebbe fare riflettere uno Stato che, con il consenso dell’amministrazione regionale, ha tagliato alla Regione 914 milioni di euro. In questo taglio ‘selvaggio’ di risorse c’è anche la spiegazione di un servizio sanitario pubblico che, oggi, è affidato solo all’abnegazione dei medici e, in generale, del personale ospedaliero.

 


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