Monti-sesquipedale è peggio di Cimabue: fa una cosa e ne sbaglia due…

Se c’è una cosa certa nella politica nazionale, ebbene, questa riguarda l’inconcludente figura del presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti, il quale non riesce ad indovinarne, una che sia una.

Da questo punto di vista la scelta del presidente della Repubblica, onorevole Giorgio Napolitano, non poteva essere più infelice. Non parliamo delle misure di politica economica. Infatti, le misure adottate dal Governo Monti in tale settore, se tutto va bene, daranno qualche risultato nel medio-lungo periodo. Va comunque detto che, su questo versante, nessun atto del governo Monti si è caratterizzato per analizzarne le cause e contenerne gli effetti.

Il suo andare in giro per il mondo dei circoli finanziari internazionali non sembra sia stato granché proficuo. Né si puòdire che le misure riguardanti le normative sul lavoro (altrimenti dette “liberalizzazioni” in entrata ed in uscita) abbiano convinto l’imprenditoria nazionale o estera a puntare sull’Italia e, segnatamente, sul Mezzogiorno. da qui una domanda: se non si mette in produzione metà del territorio nazionale come si pensa di essere competitivi?

L’esempio viene ancora una volta dalla Germania. Dopo la caduta del Muro il cancelliere Helmut Koll puntò tutta la sua attenzione sulla riunificazione del territorio e del popolo tedesco; ebbene, dopo 10-15 anni l’obiettivo socio-economico-culturale è pienamente riuscito. In Italia sono più di 150 anni e siamo sempre al punto di partenza. Questa è la vera ragione per la quale l’talia non è credibile all’estero, per la sua incapacità strutturale di essere un Paese unito e unitario, una nazione. Da qui le spinte centrifughe nel Nord, in Sicilia, in Sardegna allo scopo di tentare vie d’uscita alla crisi nazionale, magari senza speranze, ma liberi di provare un’altra via che l’unità d’Italia non è stata capace di imboccare.

Il mondo globale – che impone la ricerca di aggregazioni sempre più ampieper competere nello scacchiere internazionale – considera l’Italia una barzelletta (leggasi in quest’ottica la risatina Sarkosy-Merkel). Sotto questo profilo, la credibilità internazionale italiana affidata all’immagine del professore Mario Monti è, non solo aleatoria, ma superficiale.

Chiusa la divagazione, torniamo al governo Monti. Dei provvedimenti anti spread abbiamo detto, ma le inesattezze continuano e danno la misura di un Monti sesquipedale. Non ne azzecca una e parla anche a sproposito.Vediamo alcuni passaggi.

1. La concertazione. Il professor Monti afferma che essa è la causa dei mali dell’Italia e del suo debito sovrano. E’ appena il caso di ricordare al professor Monti, atteso che nei libri che egli legge questi fatti non siano ancora stati trascritti, che la concertazione è una invenzione di Carlo Azeglio Ciampi, il quale attraverso questo metodo di governo è riuscito prima a fermare l’inflazione che in Italia galoppava a due cifre, poi è servita ad avviare una concreta politica dei redditi ed infine a far entrare l’Italia nell’euro. I mali dell’Italia e, tra questi, l’enorme debito pubblico sono stati originati dalla dissennata politica del Caf (acronimo di Craxi-Andreotti-Forlani) negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta, instaurando la corruzione di massa come metodo di democrazia bacata.

Le parti sociali in questo disastro non c’entrano se non di riflesso, come conseguenza di un metodo di governo corrotto e corruttore.

2. La funzione del Parlamento e la credibilità internazionale. L’affermazione sulla funzione del Parlamento quale intralcio sostanziale all’azione del governo – dichiarazione che ha fatto gridare allo scandalo il Parlamento tedesco – è un abbaglio che dimostra la cultura democratica che informa il credo politico del professor Monti, abituato, forse, ai circoli finanziari ristretti che non debbono dar conto a nessuno della loro decisioni. Ci dispiace per il professore Monti e, in misura maggiore, per i suoi discepoli, ma la democrazia funziona in modo diverso da come la immagina o la vorrebbe il professor Mario Monti. Anche questi svarioni concorrono al discredito internazionale.

3. Infine, il debito e la sua riduzione. Le proposte che vengono avanti dal governo Monti riguardano la vendita dei beni dello Stato, ovvero una speculazione finanziaria operata sugli immobili. Non si parla, invece, delle frequenze televisive: queste si regalano ai soliti noti. E’ una scelta, quella relativa alla vendita del patrimonio, che affibbia un duro colpo alla credibilità dello Stato. Atteso che il suo conto economico (il bilancio) fa acqua da ogni parte, si ricorre all’alienazione del patrimonio. Un qualsiasi amministratore, piuttosto che privarsi del patrimonio, tenterebbe di metterlo a profitto, cioè punterebbe sullo sfruttamento dello stesso per accrescere i ricavi. In una parola, punterebbe sulla crescita del Prodotto nazionale lordo, meglio noto come Pil. Ma di questo argomento nel governo dei professori e dei banchieri non c’è segno. Intanto, però, l’inflazione fa segnare oltre il 3 per cento e i consumi scendono vertiginosamente.

In conclusione, vorremmo dire al professore Mario Monti: quando si governa non si può essere sesquipedale, bisogna darsi un metro di valutazione e di decisione.

 


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