Nel quartiere periferico di Catania l'unico impianto sportivo presente è un campetto per il calcio a 5 di proprietà comunale. Abbandonato dall'amministrazione, tre anni fa l'associazione Mani tese ha cominciato a prendersene cura. Riqualificandolo fino a renderlo pienamente utilizzabile. Presto verrà tagliato il nastro, con l'esposizione di una scultura dedicata a Nino Russo, sedicenne morto di leucemia qualche anno fa al quale i volontari vogliono dedicare la struttura. «Ma manca ancora l'illuminazione. Il Comune aveva promesso di ripristinarla entro agosto». Guarda le foto
Monte Po, a breve l’inaugurazione del campo Ripristinato dai volontari, ma manca la luce
A Monte Po un campo di calcio a 5 abbandonato è stato ripristinato dai ragazzi, insieme con i volontari dell’associazione Mani tese di Catania. Un lavoro che l’associazione di volontariato porta avanti da ormai tre anni nel quartiere periferico, e che ha già ottenuto il ripristino del manto erboso e dei bagni. Alla struttura sportiva, di proprietà comunale, manca adesso solo l’illuminazione. «Abbiamo incontrato diversi assessori in questi anni, chiedendo il ripristino», spiega Lorenzo Valastro, volontario di Mani tese. Dall’ultima riunione, avvenuta a metà agosto con l’attuale assessore all’Ambiente Saro D’Agata, era arrivata qualche novità positiva. «Un ingegnere comunale aveva assicurato che entro la fine di agosto avrebbe ripristinato tutto. La situazione non è cambiata – racconta Valastro – Ma stiamo aspettando: i ragazzi hanno visto alcuni tecnici prendere delle misure pochi giorni fa». D’Agata, responsabile di parchi e verde pubblico, ammette: «C’era una promessa da parte degli uffici di riprendere l’illuminazione, ma devo verificare, la situazione non è semplice». Per l’assessore «sarebbe un peccato non attivarla, ci sono dei ragazzi molto volenterosi in quel quartiere e bisogna che l’amministrazione agevoli il loro lavoro nel mantenere una struttura aggregativa quale può essere un campo di calcio». Nel frattempo, i lavori di abbellimento vanno avanti. «E’ stata una bellissima esperienza e ancora tanto dobbiamo fare, ma è divertente», dice Paolo, 17 anni che insieme ad alcuni amici passa interi pomeriggi a giocare.
Oltre all’illuminazione, mancano le reti nelle porte e un po’ di spazzatura è ancora presente soprattutto nelle aiuole esterne. Sui blocchi esterni in cemento, che fungono da panchine, i ragazzi hanno dipinto i propri nomi, insieme ai disegni dei cartoni animati preferiti. «I blocchi in teoria erano spazzatura. Li abbiamo messi intorno al campo, ricontestualizzati e fatti diventare opere d’arte. Tra pochi giorni realizzeremo anche dei graffiti su una delle pareti esterne», riferisce Alessandra Matarazzo, anche lei volontaria di Mani tese. A lavori ultimati, l’associazione ha intenzione di organizzare «una festa inaugurale, nella quale mostreremo per la prima volta anche una scultura realizzata da un artista di Monte Po. Ritrae Nino Russo, 16 anni, morto di leucemia sette anni fa. Vorremmo intitolare a lui l’impianto», continua Valastro. Che, nonostante Mani tese gestisca de facto l’impianto, non ha rinunciato a un affido ufficiale da parte del Comune. «Attendiamo che il Comune completa lavori importanti, come l’illuminazione – continua Valastro – Abbiamo avvisato l’amministrazione del nostro utilizzo e dei lavori di ripristino, ma prima di fare una richiesta attendiamo che l’impianto abbia criteri minimi di sicurezza», conclude il volontario.
Trattandosi dell‘unico campo utilizzabile del quartiere, l’impianto è comunque già utilizzato, e con una rigida turnazione per un utilizzo a giorni alterni tra i vari gruppi. «I giorni dispari lo usano i grandi, mentre quelli pari noi più piccoli», spiega Giovanni, undici anni e una grande passione per il gioco del calcio. Per il quale segue un preciso rituale: «Torno a casa, mangio, guardo Dragon ball e poi vengo qui». Contenti del lavoro svolto anche Carmelo di 15 anni e Michael, sedicenne, che fanno parte del gruppo dei grandi e con più consapevolezza lamentano l’assenza del Comune: ciò che più manca è l’illuminazione che permetterebbe di usufruire del campo anche nelle ore serali o pomeridiane. «Alle cinque dobbiamo smettere perché non si vede più il pallone», spiega Carmelo.
Dello stesso parere Mirko Viola, che tramite l’associazione Cittàinsieme ha recentemente riportato all’attenzione mediatica la vicenda. «L’impianto di illuminazione c’è. Sindaco, quando gliel’accendiamo la luce?», commenta Viola. Che lancia un appello: «Dopo anni di incuria e abbandono, i volontari insieme ai ragazzi del quartiere lo hanno rimesso in piedi con il loro impegno. Il campetto adesso riunisce ogni giorno decine e decine di giovani di tutte le età. Lì hanno trovato un punto di riferimento che va valorizzato in tutti i modi. Per giocare fino a sera hanno bisogno di corrente», conclude Viola.