Mondello e le “capanne” nel docu-film di Totaro «Come il Palio di Siena, simbolo di un’identità»

Giovanni Totaro lo dice subito. A scanso di equivoci. «Quando ho iniziato la mia ricerca avevo anche io le mie riserve. Poi ho scoperto un micro-mondo e i valori che porta con sé». È l’offerta di un altro punto di vista “Buon Inverno“, il film documentario del 27enne regista palermitano, con un protagonista d’eccezione: le storiche cabine dell’Italo Belga a Mondello. Le riprese inizieranno il prossimo 1 giugno per concludersi il 15 settembre, ma Totaro, laureato al Dams e diplomato al Centro sperimentale di cinematografia della Sicilia, è già in cerca di una produzione che finanzi le riprese e distribuisca il film.
«Lo spunto è arrivato dalla cronaca, dalle polemiche, lo scorso anno più infuocate che mai, sulle storiche capanne – racconta Totaro a MeridioNews -. Così mentre imperversava il dibattito tra i sostenitori della “liberazione” della spiaggia e i difensori delle cabine di legno decisi di realizzare un cortometraggio. Perché quello che era da anni un tratto distintivo di Mondello rischiava di sparire da un momento all’altro».

Nacque così un corto di 35 minuti, un affresco corale, che per Totaro oggi rappresenta «un quaderno di appunti per il film che girerò il prossimo anno». Il cortometraggio, intanto, ha già incassato il primo successo: è stato selezionato per la rassegna “Italian Doc Screenings(sessione match making 2015), assieme ad altri nove documentari, su un totale di 35 progetti provenienti da 15 regioni diverse d’Italia. «L’appuntamento è a Palermo il 16 e 17 settembre prossimi all’Albergo delle Povere – spiega -. Sarà una vetrina in cui domanda e offerta si incontrano: produttori e distributori da tutto il mondo saranno in città per esaminare i progetti e capire se c’è qualcosa di interessante che possa essere prodotto».

Per realizzare quel corto Totaro ha trascorso quasi quattro mesi in spiaggia. «Ho dovuto superare la diffidenza dei bagnanti e poi a poco a poco ho scoperto un vero e proprio micro-mondo. Prima di demonizzare le capanne occorrerebbe chiedersi perché questa forma di fruizione del mare da cento anni ha successo». La spiegazione per il giovane regista palermitano sta anche nel loro valore simbolico. «Per qualcuno è l’unica alternativa possibile, perché affittare una casa al mare per una famiglia di cinque persone oggi è proibitivo – dice -. Ma soprattutto quei cortili recintati sono uno spazio di socializzazione, in cui incontrarsi per tre mesi l’anno e condividere passioni e momenti ricreativi. Per tanti anziani è anche un modo per uscire di casa e trovare un po’ di compagnia». E poi c’è chi in quelle capanne «ha visto invecchiare i propri nonni e i propri genitori, ha trascorso la propria infanzia e oggi vede crescere i propri figli».

“Buon Inverno” è questo: uno studio antropologico per smontare pregiudizi radicati e a dare corpo e voce a una storia centenaria, fatta anche di legami affettivi e di ricordi. «L’obiettivo è interpretare la realtà di Mondello, senza fermarsi ad un giudizio personale». Secondo il regista palermitano «le capanne rendono Mondello unica: sono un tratto distintivo che connota la spiaggia nel panorama mondiale. Per questo paragonabile, ad esempio, al “Palio di Siena”. Ecco perché non ci si può fermare alla dualità del mi piace e non mi piace».

Anche quest’anno Totaro ha trascorso la sua estate nella spiaggia della borgata marinara. «Sto cercando tra i bagnanti, tra gli abituali frequentatori delle cabine, i protagonisti del mio film, perché il mio sarà un racconto in presa diretta della loro vita». Personaggi e storie per raccontare l’essenza stessa dei palermitani per i quali la cabina è diventata «tradizione, rito dell’estate, ma anche un bene familiare da curare e lasciare in eredità». La sua selezione terminerà il 15 settembre, giorno in cui i bagnanti, conclusa la stagione estiva, si augurano appunto un “Buon Inverno”. «Il mio è un invito a vedere la nostra città da un’altra prospettiva, di andare oltre la demonizzazione di quelle abitudini che sono diventate un tratto distintivo della nostra identità e che al contrario andrebbero salvaguardate».

Palermo per lui resta una musa. «La nostra è una città sempre sull’orlo del collasso, ma proprio per questo offre con la sua sofferenza, con le sue contraddizioni, con le sue difficoltà sempre nuovi spunti a un regista». Il suo futuro prossimo è fuori dalla Sicilia, però. A Torino, dove ha la sua sede principale l’Automotoclub Storico Italiano, che ha co-prodotto un altro suo documentario “La traiettoria ideale“, biografia del pilota Ferrari Nino Vaccarella, due volte campione del mondo, e del figlio Giovanni, anch’egli pilota. Ma per lui è solo un arrivederci. «Tornerò perché è a Catania e Palermo che girerò il mio prossimo lavoro. Il tema? Le corse clandestine dei cavalli». Ma questa è un’altra storia.


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