Si chiama Mollustic ed è uno tra i più provocatori progetti di Anthropogenic Narratives, la mostra allestita il 22 marzo alla Triennale di Milano, dedicata al complesso rapporto tra genere umano e natura nell’epoca dei cambiamenti climatici. Si tratta di undici ambiziosi progetti ideati e realizzati dagli studenti e le studentesse del corso di laurea in Design della […]
È di un catanese il provocatorio progetto Mollustic: «Se ai molluschi serve mangiare più plastica per sopravvivere»
Si chiama Mollustic ed è uno tra i più provocatori progetti di Anthropogenic Narratives, la mostra allestita il 22 marzo alla Triennale di Milano, dedicata al complesso rapporto tra genere umano e natura nell’epoca dei cambiamenti climatici. Si tratta di undici ambiziosi progetti ideati e realizzati dagli studenti e le studentesse del corso di laurea in Design della comunicazione al Politecnico del capoluogo lombardo e curata dai docenti Francesco E. Guida, Pietro Buffa di Castelalto, Alessandro Masserdotti e Giacomo Scandolara. Gli autori di Mollustic, sono un gruppo di allievi del PoliMi: il catanese Nicola Maria Patitucci, Francesco Tomio, Michele Venini, Pierfrancesco Pascuzzi, Elisa Tudisco e Simona Pedrali. Le undici esperienze interattive prendono il via da elementi non-umani e, in questo caso, dall’evoluzione dei molluschi nel corso dei secoli: «Il nostro, è un progetto di design speculativo – spiega il referente del progetto Nicola Maria Patitucci a MeridioNews – e si occupa di creare un’interazione con il fruitore per una riflessione su una tematica di rilievo, nello specifico sulla tutela dell’ambiente, attraverso una narrazione che parte da presupposti verosimili per poi evolversi nell’irreale».
Distopico e fantascientifico, Mollustic è ambientato nel 2070 e apre una finestra temporale sulla società del futuro. «Con i miei colleghi – prosegue – siamo partiti dagli studi di un’università inglese su diverse specie di molluschi che si sono evolute in risposta al cambiamento climatico, riuscendo ad assimilare le microplastiche presenti nei mari per sopravvivere all’inquinamento umano». Gli autori del progetto hanno esasperato la capacità di adattamento dei molluschi, immaginando che in futuro avranno bisogno della plastica per sopravvivere: «E nel momento in cui – sottolinea lo studente – la plastica verrà a mancare, a causa delle campagne green contro l’inquinamento, questi piccoli esseri marini rischieranno di estinguersi». Un presupposto irreale e a tratti «folle», come lo definisce lo stesso Patitucci, da cui nasce il Mollustic: «Un’organizzazione pro-plastica e pro molluschi – aggiunge – che organizza festival musicali itineranti in giro per le isole di plastica, presenti negli oceani di tutto il mondo e che invitano a inquinare il più possibile». Gli studenti del corso di Design hanno sviluppato un lavoro di comunicazione, di merchandising e di gadget in plastica monouso: «Abbiamo giocato sull’assurdo – conclude Patitucci – anche proponendo un videogame, in cui il giocatore è un mollusco che, ormai assuefatto alle sostanze inquinanti: deve mangiare più plastica possibile per continuare a vivere». Una provocazione, quella degli autori di Mollustic che non vuole dare risposte, ma che intende fare ragionare sul presente e sul futuro che verrà.