Dalla normativa vigente alla prima cosa da fare, dalla raccolta delle prove a quanto prevede l’accordo quadro tra Cgil-Cisl-Uil e Confindustria. In tutto dieci consigli, quasi un decalogo, per sensibilizzare, conoscere, riconoscere e denunciare molestie e violenze sul posto di lavoro. È quanto contenuto nel volantino che, oggi, donne e uomini dei sindacati catanesi di […]
Molestie sul lavoro, il decalogo dei sindacati
Dalla normativa vigente alla prima cosa da fare, dalla raccolta delle prove a quanto prevede l’accordo quadro tra Cgil-Cisl-Uil e Confindustria. In tutto dieci consigli, quasi un decalogo, per sensibilizzare, conoscere, riconoscere e denunciare molestie e violenze sul posto di lavoro. È quanto contenuto nel volantino che, oggi, donne e uomini dei sindacati catanesi di Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno distribuito in piazza verga, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, anche sul posto di lavoro.
La normativa vigente (Decreto legislativo 198/2006) definisce molestie «quei comportamenti indesiderati, posti in essere per ragioni connesse al sesso, aventi lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una lavoratrice o di un lavoratore e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo; molestie sessuali: «ogni comportamento di carattere sessuale o fondato sull’appartenenza di genere, che risulta indesiderato a una delle parti, e ne offende la sua dignità».
E molestie possono definirsi insinuazioni e commenti equivoci sull’aspetto esteriore; osservazioni e barzellette che riguardano caratteristiche, comportamenti e orientamenti sessuali; materiale pornografico sul luogo di lavoro; contatti fisici indesiderati; avance in cambio di promesse e vantaggi; inviti indesiderati con un chiaro intento; ricatti sessuali; atti sessuali, coazione sessuale o violenza carnale.
«La prima cosa da fare – dicono i rappresentanti sindacali – è manifestare in modo chiaro che l’attenzione non è gradita. Poi, parlarne e chiedere aiuto. Raccogliere prove. Rivolgersi al consigliere di fiducia del posto di lavoro, presente in alcune grandi aziende e pubbliche amministrazioni. E, se si lavora nella pubblica amministrazione, chiedere aiuto internamente al Comitato unico di garanzia. Oppure rivolgersi al sindacato e direttamente al proprio legale».
Anche se la lavoratrice è precaria, il datore di lavoro è responsabile dell’incolumità fisica e psichica e deve adottare tutte le misure necessarie a garantirla (art.2087 del Codice civile).
A testimonianza di come la lotta alle molestie sessuali rappresenti un obiettivo prioritario, recentemente Cgil, Cisl, Uil e Confindustria hanno siglato l’Accordo quadro sulle molestie e la violenza nei luoghi di lavoro, recependo nei fatti un accordo firmato già nel 2007 dalle parti sociali europee.
Il rispetto reciproco e la dignità nei luoghi di lavoro sono individuate come elementi imprescindibili che un’organizzazione di successo deve garantire e il chiaro intento del testo è quello di aumentare la consapevolezza dei cittadini su tale argomento e di fornire un quadro di azioni concrete idonee a gestire e arginare il fenomeno.
In realtà, già da tempo molte aziende hanno predisposto appositi regolamenti volti a disciplinare le molestie sessuali sui luoghi di lavoro e di esse si sono interessati anche numerosi contratti collettivi. Alcuni di questi prevedono anche il rimborso delle spese legali nel caso in cui i comportamenti indesiderati di superiori o colleghi non possano essere arginati in via bonaria.
Il volantinaggio è stato accompagnato da una performance di lavoratrici sul tema della violenza contro la donna. In serata, lavoratrici, lavoratori e rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl catanesi hanno assistito allo spettacolo teatrale “Carne da macello”.
(Fonte: ufficio stampa Cgil-Cisl-Uil)