Una rete di associazioni ha portato avanti il progetto che ha concesso a Mahmoud Shames El Din, la moglie e i figli di arrivare in Sicilia con la speranza di un futuro migliore. Il Comune pagherà i primi sei mesi di affitto
Modica, la nuova vita di una famiglia fuggita dalla Siria «Una storia di solidarietà grazie ai corridoi umanitari»
Una bella storia di Natale è quella che ha per protagonisti un’intera famiglia di profughi che è stata accolta a Modica grazie ai corridoi umanitari. A rendere possibile per Mahmoud Shames El Din, la moglie e i figli la speranza di un futuro migliore di quello a cui sarebbero andati incontro rimanendo in Siria sono stati i volontari di Operazione Colomba, corpo non violento di pace che opera anche in Libano. Una rete di associazioni formata da Agesci Modica1, Masci, Piccoli Fratelli, Centro missionario intercongregazionale, Caritas, Comunità Papa Giovanni XXIII, Rete Radie Resch, Ricostruttori, Misericordia che si sono riuniti per aprire la strada a un progetto di accoglienza.
Mahmoud e i familiari sono arrivati il 29 novembre. «Stanno familiarizzando con la lingua italiana – racconta Giorgio Carpensano, capo Agesci – Le ragazze hanno 14 e 10 anni, mentre i ragazzi 13 e 8. Cominciano già ad abbozzare qualche parola e verranno avviati a scuola a gennaio. Oggi questa famiglia è accolta in una casa dignitosa, sistemata con la buona volontà di tutti. Ed è bello – continua – vedere che ogni giorno c’è qualcuno che contribuisce a farli sentire benvoluti. Un efficace lavoro di squadra che ha visto ognuno impegnato per le proprie possibilità». L’amministrazione comunale di Modica si è fatta carico di pagare i primi sei mesi per la locazione della casa che ospiterà la famiglia siriana. «Noi invece – aggiunge Carpensano – ci siamo autotassati per dargli il minimo conforto necessari per ogni giorno. E stiamo cercando di avviare il padre in un percorso lavorativo così che possa sostenere economicamente la sua famiglia».
La famiglia di Mahmoud è circondata dalle attenzioni e dall’affetto del gruppo, una rete pronta a sostenere il nucleo familiare anche nell’affrontare i bisogni della quotidianità. «Sono sorpresi da questo affetto – va avanti -. Hanno dovuto affrontare anche l’esperienza del campo profughi durante la fuga dalla Siria. Lavorare sulla cultura dell’accoglienza rende la vita di ciascuno di noi migliore e piene di speranza. Veicolare il messaggio dell’accoglienza nella nostra comunità e il regalo più bello. E la risposta è stata eccezionale».
«I ripetuti confronti sul tema dell’accoglienza e dell’integrazione che hanno preceduto quest’arrivo, ci permettono di fare alcune considerazioni – commentano altri volontari -. I corridoi umanitari sono una risposta efficace, ma purtroppo poco sostenuta dalle istituzioni nazionali. Il coinvolgimento della società civile e dell’associazionismo può essere garanzia di efficacia nei progetti di accoglienza e d’integrazione. Pensiamo, oggi più che mai, che è necessario un superamento di iniziative episodiche, seppur lodevoli, al fine di approdare a un coordinamento locale tra volontariato e istituzioni che – concludono – permetta di strutturare una risposta adeguata alle dimensioni e alla delicatezza del problema dell’immigrazione visto nella sua complessità».