Dopo 120 anni le festività per il patrono San Giorgio cadono la domenica successiva a Pasqua. Così si è deciso di ripetere la processione serale della Madonna Vasa Vasa e di fare un incontro storico sulla scalinata del Duomo. La città verrà invasa dai visitatori, ma don Umberto Bonincontro non ci sta: «Bisogna ridurre le processioni se hanno uno spessore religioso meno profondo»
Modica, il tradizionale bacio di Pasqua diventa un caso Parroco: «Festa sacrificata al folklore». Attesi 50mila
A Modica, da qualche giorno non si parla d’altro. È una vicenda davvero singolare quella che sta tenendo banco in vista della domenica di Pasqua che nella città della Contea, da sempre, fa rima con Madonna Vasa Vasa, la tradizionale festa del mattino in cui i simulacri della Madonna e del Cristo Risorto, alle 12 in punto, si incontrano e si baciano per gioire della Resurrezione. Un momento davvero toccante cui seguono altri baci e al quale l’anno scorso, eccezionalmente ed in occasione dell’anno giubilare della Misericordia, è stato aggiunto un momento serale che ha richiamato decine di migliaia di presenze. Un successo incredibile, andato al di là di ogni più rosea previsione e che ha offerto lo spunto per l’idea di quest’anno.
Per capire bene quello che sta succedendo bisogna fare un bel salto indietro nel tempo. Era il giorno di Pasqua del 1897 e a Modica «il popolo, in nome della pace e della ragione, mette da parte le lotte di campanile, spesso alimentate dai capi partito e dai preti, e si accinge a festeggiare la ricorrenza». Così scriveva lo storico Raffaele Grana Scolari nel suo Diario Modicano, raccontando di una Pasqua modicana un po’ diversa in cui non si incontrarono solo le statue della Madonna e di Gesù ma queste furono portate in processione fino al Duomo di San Giorgio. L’incontro tra i simboli religiosi delle due parti della città fu un importante segno di pace in un periodo in cui la contrapposizione era forte e molto sentita, approfittando del fatto che la festa del Santo Patrono sarebbe stata celebrata a distanza di una settimana.
E arriviamo al 2017 quando, dopo 120 anni esatti, il calendario ci ripropone le due feste proprio a sette giorni l’una dall’altra. Poiché, però, i festeggiamenti in onore di San Giorgio iniziano una settimana prima (ossia, quest’anno, la domenica di Pasqua) le due comunità parrocchiali di San Giorgio e di Santa Maria di Betlem, la chiesa dalla quale partono in processione i simulacri del Cristo e della Madonna, hanno deciso non solo di replicare gli amatissimi baci serali, ma anche di riportare la Madonna e il Cristo a San Giorgio. Domenica 16 aprile, pertanto, ci sarà il secondo incontro della storia, sulla suggestiva scalinata del Duomo, intorno alle 21, per sottolineare l’unità della città e delle sue varie anime religiose.
Fin qui tutto bene. Peccato, però, che una voce si sia alzata, dissidente, dal coro per dire che quest’incontro non s’ha da fare. È quella di don Umberto Bonincontro, vicario foraneo e parroco della Madonna delle Grazie, che l’anno scorso aveva accolto con piacere la Madonna Vasa Vasa in notturna e in processione verso la sua chiesa. Il sacerdote afferma che il bis, con in più questo incontro con San Giorgio, è una pessima idea per una serie di ragioni: perché mancherebbe l’autorizzazione del coordinamento vicariale che si riunisce ogni due mesi, perché si starebbe sacrificando il valore religioso della festa sull’altare del folklore, per una questione di ordine pubblico e perché non si permetterebbe alle famiglie di godere di un momento di festa, in quanto una buona parte dei cittadini sarebbe chiamata a lavorare per fare in modo che tutto vada bene e per garantire i servizi alla moltitudine di fedeli e turisti attesi. Non solo, don Umberto ricorda che in alcuni documenti i vescovi hanno messo nero su bianco la necessità di «non innovare le processioni e, al contrario, di ridurle se iniziano a presentare uno spessore religioso meno profondo».
Nella discussione, a questo punto si inserisce un altro protagonista: don Antonio Forgione, parroco di Santa Maria di Betlem, cancelliere e direttore della Curia vescovile di Noto. «Don Umberto dice falsità – tuona il parroco – perché le autorizzazioni ci sono. La richiesta è stata presentata nei tempi e accolta. La chiesa di Modica non è affatto divisa, ci stiamo preparando con grande serenità a questo evento religioso». Secondo don Antonio si è sollevato, dunque, «un polverone immotivato che fa sorridere».
E il Comune in tutto questo? Considerato che sono attese almeno 50mila presenze, a beneficio di tutto l’indotto turistico-ricettivo, ovviamente si sfrega le mani e non vede l’ora. Già l’anno scorso, con la processione serale, le ricadute economiche sono state eccellenti, tutte le attività commerciali e artigianali hanno lavorato benissimo e dell’evento si è parlato a lungo con grande entusiasmo. Quest’anno, con l’aggiunta della tappa a San Giorgio, il programma si fa ancora più ricco e interessante e si sta lavorando alacremente per far sì che la città sia pronta sotto il profilo dell’ordine pubblico e dei collegamenti, per facilitare i quali sarà garantito il servizio di bus navetta da e per il centro storico. «La Pasqua modicana – assicura il sindaco Ignazio Abbate – quest’anno sarà all’insegna dell’aggregazione, e non della divisione. Aggregazione di due zone storiche della Città (Modica Bassa e Modica Alta) che nei secoli hanno vissuto profonde lacerazioni. Le divisioni, per fortuna, appartengono al passato e l’incontro che ci sarà domenica sera diventerà un momento simbolo per l’intera comunità religiosa modicana».
In ultimo, naturalmente, i modicani. Inutile dire che l’ironia e l’intelligenza che contraddistinguono il popolo siciliano, rendendolo capace di ridere di qualunque cosa, hanno avuto la meglio. Così la sfida Madonna Vasa Vasa vs San Giorgio è diventata, per il graphic designer modicano Francesco Turlà, una storia «degna dei migliori crossover hollywoodiani (le storie a puntate)» con tanto di fotomontaggio ad hoc.