La prefettura di Catania ha disposto nella mattina di oggi un’accesso ispettivo al Comune di Misterbianco. La decisione era nell’aria: lo stesso prefetto Claudio Sammartino, nei giorni scorsi, aveva dichiarato di aver puntato l’attenzione sul miscuglio di interessi economici mafiosi che la procura ha ribattezzato Revolution bet 2, ovvero l’inchiesta che ha portato in carcere non soltanto i fratelli Placenti, accusati di far parte del clan Santapaola-Ercolano, ma anche Carmelo Santapaola, ormai ex vice sindaco misterbianchese, per intestazione fittizia di beni. Il locale Orso Bianco caffè di via Milano è stato sequestrato il 14 novembre. Formalmente la proprietà era del figlio 25enne di Santapaola, ma secondo l’accusa sarebbe stato in realtà appannaggio del padre e dei Placenti, questi ultimi cugini di primo grado dello stesso Carmelo Santapaola.
La commissione d’indagine costruita dall’inquilino di via Minoriti «sarà supportata nell’espletamento del suo incarico da personale delle forze di polizia», avverte un comunicato, e rimarrà in carica per tre mesi. Se necessario, i suoi approfondimenti potranno essere prorogati per un ulteriore trimestre. Sammartino ha reso nota la sua decisione pochi minuti dopo avere incontrato il sottosegretario agli Interni Stefano Candiani, che in Sicilia è anche commissario della Lega di Matteo Salvini. Poco dopo, in mattinata, il prefetto si è recato proprio al Comune di Misterbianco. Santapaola, che si trova tuttora ai domiciliari, si è dimesso il 21 di novembre, il giorno prima MeridioNews svelava il suo coinvolgimento nell’inchiesta antimafia. Il sindaco Nino Di Guardo lo ha sostituito con l’ingresso in giunta del consigliere comunale Federico Lupo, suo fedelissimo, e con l’assegnazione della delega da vice sindaco all’assessore ai Lavori pubblici Matteo Marchese, uomo in quota Sicilia futura.
Quanto all’ipotesi di una possibile infiltrazione mafiosa degli uffici comunali, il primo cittadino Di Guardo, nei giorni scorsi, ha dichiarato a più riprese di non credere affatto che Santapaola muovesse leve di quel genere. «Qui mafia non ce n’è», ha asserito in un’intervista rilasciata a La Sicilia il 23 novembre. Sebbene i magistrati siano invece persuasi che da quelle parti fosse in corso «una occupazione sistematica dell’istituzione comunale volta ad avere un controllo pieno di appalti e assunzioni». Contattato per telefono da MeridioNews, il «sindaco a vita» si dice «lieto, felice di poter aprire tutti gli armadi e gli archivi alla commissione. Noi siamo sereni, a testa alta, abbiamo agito nell’assoluta legalità. Collaboreremo il più possibile con i commissari».
Il primo cittadino non ha però cambiato idea sulla figura di Carmelo Santapaola e sulla sua presunta capacità di fare da tramite del gruppo Placenti all’interno della struttura comunale. «Non c’è stato un momento – conferma Di Guardo – in cui abbiamo dubitato di chissà quali influenze o interferenze. Carmelo è n’ carusu bonu – ribadisce – in giunta non ha mai avanzato una sola proposta, né per un euro né per mille euro. Si parla anche di assunzioni – continua Di Guardo – ma noi abbiamo assunto solo due invalidi, al termine di un concorso che è durato un anno». Una tesi di fondo molto diversa da quella tratteggiata dagli investigatori. E, da oggi, sulla faccenda ci sono pure gli occhi spalancati della prefettura.
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