Migranti: la speranza costa 4mila euro «Organizzazione criminale italo-egiziana»

Hanno pagato 4000 euro ciascuno per affrontare il viaggio della speranza i duecento migranti che dalle coste dell’Egitto, che a bordo di un barcone di 15 metri, sono stati accompagnati ieri al porto di Siracusa. Dopo essere stati abbandonati in mezzo al mare da una nave-madre, sequestrata poche ore dopo, a largo di Capo Passero. Un guadagno, per chi gestisce il traffico di esseri umani, che si avvicina agli 800 mila euro per ogni viaggio. Una vera e propria organizzazione criminale Italio-egiziana, secondo quanto emerso dalle indagini della procura di Catania. Che, proprio ieri notte, ha ottenuto un grande risultato: «Il sequestro rappresenta un vero e duro colpo a questo businness: possono permettersi di perdere le barche trainate e gli scafisti, ma non la nave madre», spiega il procuratore Giovanni Salvi, in conferenza stampa insieme ai vertici provinciali di Guardia di Finanza e Polizia, che insieme ai Carabinieri hanno operato il sequestro.

Una vera «operazione interforze», ricorda il Questore Salvatore Longo, che ha coinvolto anche l’agenzia europea Frontex. «Con le sue tecnologie avanzate Frontex ci ha permesso di effettuare tracciamenti e rilevazioni che hanno ricondotto tutto a un unico disegno criminale transnazionale, e di operare con l’abbordaggio», spiega Roberto Manna, comandante della Gdf di Catania. «Non è la prima volta che si individua una nave-madre, ma questa volta utilizzando le indagini sul territorio si è potuto operare al sequestro perché abbiamo individuato il collegamento con la rete criminale, che opera in parte anche in Italia. Non sappiamo ancora se la nave sia la stessa che ha causato la tragedia del 10 agosto, ma certamente fa parte dello stesse operazioni», chiarisce il procuratore Salvi. Al momento, però, non vi è nessun fermo, perché «non sono ancora state fatte le identificazioni». Ma quando arriveranno gli arresti le accuse, chiarisce il sostituto procuratore Andrea Bonomo, che ha coordinato le indagini insieme al sostituto procuratore Enzo Serpotta, saranno quelle di «associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina». Con pene detentive che possono arrivare a 15 anni.

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A dare dettagli dell’operazione è il tenente colonnello Giuseppe Mintoli del gruppo aeronavale della Gdf di Messina. «La nave, lunga circa 30 metri, è stata intercettata a 130 miglia a sud est di Capopassero, mentre era in procinto di dirigersi in nord Africa. Aveva trainato una barca di circa 15 metri, con a bordo 85 uomini, 50 donne e 64 minori, che poi è stata soccorsa a 57 miglia dalla costa di Capo Passero e portata a Siracusa», spiega il militare, che precisa come il limite delle acque territoriali sia di appena 12 migli». Mintoli così descrive la logistica della organizzazione criminale: «Hanno vari centri di smistaggio in nord Africa, lungo le coste le navi si possono spostare senza timore di essere fermate, intoccabili, a causa delle giurisdizioni internazionali. Arrivavano fino alle costa della Turchia e di Creta prima di venire verso la Sicilia».

«Sono finiti i tempi in cui queste grandi navi si facevano intercettare a largo, e aspettavano i soccorsi dalle nostre barche», commenta in conclusione della conferenza stampa Serpotta. E, nonostante il successo dell’operazione, il procuratore Salvi non si sbilancia in previsioni. Questo successo modificherà le rotte dei migranti? Ci sono rappoti con la mafia? «Troppo difficile dirlo», conclude.

 

[Video della Comando provinciale Guardia di Finanza]


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800 mila euro: questa la somma che i responsabili dei numerosi sbarchi di queste settimane sulla costa della Sicilia Orientale guadagnano per ogni viaggio attraverso il canale di Sicilia. «Abbiamo inferto un duro colpo a questo business, con il sequestro della nave-madre», dichiara soddisfatto il procuratore Giovanni Salvi, commentando il sequestro avvenuto ieri. Nessun fermato, al momento, ma le indagini proseguono, con un'unica certezza: «il collegamento sul territorio italiano ci ha permesso di intervenire contro imbarcazioni normalmente intoccabili, per via delle giurisdizioni internazionali»

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