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Migranti: bambini morti per l’incendio sul barchino, due fermati portati in carcere

Due persone sono state fermate per la morte dei due bambini a bordo di un barchino su cui scoppiò un incendio il 21 ottobre al largo di Lampedusa. Un 24enne e un 33eenne – entrambi senegalesi – sono ritenuti responsabili in concorso dei reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di morte come conseguenza di altro reato. Si tratta dei due presunti scafisti che erano alla guida del barchino. A perdere la vita furono una bambina di due anni e un bimbo di poco meno di un anno. Le fiamme investirono anche altre cinque persone che furono trasferite in elisoccorso al Centro grandi ustioni di Palermo.

Secondo quanto ricostruito allora dalla guardia costiera, era stato un peschereccio tunisino a segnalare l’imbarcazione – che era già in navigazione da tre giorni – in difficoltà «in area Sar maltese, in prossimità dei limiti dell’area Sar italiana». In accordo con le autorità maltesi, una motovedetta della capitaneria raggiunse le coordinate fornite e soccorse 38 migranti, parte dei quali, fra cui i cadaveri dei due bambini, erano stati già recuperati dallo stesso peschereccio tunisino. Le salme dei due bimbi – Alina, nata il 5 dicembre del 2021 e Mael di due anni – si trovano ancora nella camera mortuaria del cimitero di Cala Pisana e adesso potranno essere dissequestrate.

Oltre a una 25enne incinta e in condizioni disperate, a un bimbo di due anni e a un ragazzo con ustioni alle gambe che furono trasferiti quasi subito a Palermo, i medici del Poliambulatorio di Lampedusa fecero trasferire anche un altro uomo e una donna, ustionati, ma non in gravi condizioni. La procura aprì subito un’inchiesta. L’attività investigativa ha permesso di arrivare ai due presunti scafisti che sono stati fermati, trasferiti ad Agrigento e portati in carcere. Gli agenti della squadra mobile di Agrigento hanno ascoltato diverse testimonianze dei sopravvissuti. I feriti ricoverati sono stati sentiti dai poliziotti del capoluogo siciliano.

Per individuare i due scafisti è stato fondamentale l’aiuto di due interpreti che hanno permesso di acquisire le dichiarazioni dei migranti, originari di Ghana e Costa d’Avorio, che erano sul barchino. «Durante la navigazione, le pessime condizioni del motore e l’imperizia dei due scafisti – scrive la procura – hanno portato alla morte di diversi migranti: almeno una donna (che è finita in mare e che è stata considerata dispersa), e dei due piccoli».

Stando alla dinamica ricostruita dalla procura, la notte del 21 ottobre il motore fuoribordo del barchino si sarebbe fermato. Nel tentativo di farlo ripartire, uno dei due scafisti avrebbe provocato delle scintille che avrebbero innescato un incendio a causa della benzina che si trovava a bordo del natante. Carburante versato dai serbatoi ausiliari di fortuna alla tanica del motore, che avrebbe preso fuoco causando l’esplosione delle taniche ancora piene e, quindi, l’incendio. Secondo quanto ricostruito, il fuoco sarebbe stato domato con grandi difficoltà dai migranti rimasti a bordo che hanno utilizzato l’acqua del mare.


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