Microcredito, centinaia di ascolti ma solo tredici pratiche Prevalgono le richieste sociali e calano quelle d’impresa

Mancanza di occupazione e risorse insufficienti a sostegno delle famiglie in difficoltà. È questa la fotografia che viene fuori dalla relazione della commissione allargata fra Provincia regionale di Catania, prefettura etnea, Caritas diocesana e Banca di credito cooperativo etneo sul microcredito nel Catanese. Su circa 350 ascolti realizzati nel 2017 nella provincia etnea all’interno del servizio microcredito, sono state erogate sei pratiche di microcredito etico sociale per un totale complessivo di 23.500 euro e sette pratiche di prestito della speranza sociale in favore di famiglie per una somma pari a 23.750 euro. «In tanti anni – commentano dalla Caritas – non era mai accaduto che in proporzione agli ascolti effettuati i risultati fossero esigui in termini di erogazione». 

Uno strumento di sviluppo economico che permette l’accesso ai servizi finanziari alle persone in condizioni di povertà ed emarginazione. In sostanza, il microcredito è un credito di piccolo ammontare finalizzato all’avvio di un’attività imprenditoriale o per far fronte a spese d’emergenza che viene erogato nei confronti di soggetti vulnerabili, che generalmente vengono esclusi dal settore finanziario formale. «Oltre l’80 per cento delle famiglie che hanno fatto riferimento a noi hanno riscontrato ostacoli rappresentati, in sostanza – spiega a MeridioNews Salvo Pappalardo, responsabile delle attività in Caritas – da una parte, dagli elementi pregiudizievoli e, dall’altra, da una maggiore rigidità e un più alto rigore che nell’ultimo periodo stanno mettendo in pratica gli istituti di credito».

Nell’ultimo periodo sempre più rigidità da parte delle banche

Segnalazioni negative effettuate dalle banche e dalle società finanziarie nei confronti di privati o famiglie rendono più difficile l’iter burocratico verso l’erogazione del microcredito. Secondo i dati raccolti nella relazione, dal 2012 al 2016 sono 61 le pratiche erogate per un totale di 237.700 euro con una media di 3.897 euro a progetto. «Visti i risultati positivi dell’anno 2016 auspichiamo – dicono dall’organismo pastorale – che l’Unicredit Banca riprenda l’iniziativa di aiutare le famiglie. Altrimenti, a chi devono rivolgersi i cittadini per provare a riaccreditarsi con il sistema bancario e avere di nuovo accesso al merito creditizio?». Spesso sono nuclei familiari con problemi di salute, con una sfratto esecutivo in corso, con una manutenzione di ristrutturazione immobiliare urgente.  

Quindici ristrutturazioni urgenti di immobili, tre finanziamenti di percorsi di studi universitari, sette risoluzioni di debiti pregressi, nove avvii di attività, sei risoluzioni di sfratti, nove aiuti al reddito, quattro erogazioni per questioni legate a problemi di salute, due pagamenti di tributi e un trasferimento. Allo stato attuale, in attività non è presente nessuna nuova impresa rispetto al 2016 e solo una pratica per le microimprese è in fase di istruttoria per un importo complessivo di 25mila euro. Nell’arco di sei anni, sono state 157 le pratiche erogate di cui 147 microcrediti sociali e dieci a imprese. 

«Noi andiamo avanti soprattutto perché abbiamo un obiettivo: ridare dignità a tutte le persone che lo chiedono attraverso pratiche di inserimento al lavoro in autonomia – conclude Pappalardo – non seguendo le sterili logiche assistenziali né la rincorsa agli inutili fondi a pioggia ma perseguendo il proposito di dare alle persone la possibilità di riprendere in mano la propria vita e portare avanti l’impegno con se stesse e con la società. In sei anni abbiamo ascoltato circa quattromila persone, quelle che hanno avuto credito sono una goccia ma senza di noi non avrebbero avuto garanzie e ogni possibilità sarebbe già stata preclusa in partenza». 


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