Nuovi guai giudiziari per l'ex fantasista rossonero. Secondo il pm Bonaccorso il giocatore avrebbe sollecitato Mauro Lauricella, figlio del boss del quartiere Kalsa Antonino, a utilizzare metodi spicci per chiedere del denaro. Un'indagine che aveva già attirato le luci dei riflettori in passato
Miccoli, la Procura chiede il rinvio a giudizio Con l’accusa di estorsione aggravata
La Procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio per Fabrizio Miccoli, l’ex numero 10 rosanero. L’accusa e’ di estorsione aggravata dall’agevolazione di Cosa Nostra e dal metodo mafioso. Secondo il pm Maurizio Bonaccorso Miccoli avrebbe messo in movimento il meccanismo di una richiesta estorsiva avanzata nei confronti dell’imprenditore Andrea Graffagnini. L’ex fantasista avrebbe infatti sollecitato Mauro Lauricella, figlio del boss del quartiere Kalsa Antonino, a utilizzare metodi spicci per chiedere del denaro a Graffagnini, indebitato con un ex fisioterapista del Palermo.
L’ipotesi era gia’ stata vagliata in un processo tenuto contro Lauricella e Gioacchino Alioto, quest’ultimo assolto mentre il giovane figlio del capomafia e’ stato condannato a un anno: ma l’accusa e’ stata derubricata in violenza privata aggravata. In ogni caso, di fronte alla decisione del gip Sestito, il pm Bonaccorso non ha avuto altra scelta che proporre il processo per Miccoli. L’indagine era stata aperta durante le ricerche di Antonino Lauricella, che nel 2010 era latitante: la Dia, ascoltando le telefonate di Mauro Lauricella, si era imbattuta in Miccoli e aveva notato l’estrema confidenza del calciatore con il figlio del mafioso. Al punto che, passando davanti all’albero Falcone, il calciatore aveva definito il giudice ucciso da Cosa nostra «un fango», parole che avevano suscitato molte polemiche e dalle quali lo stesso giocatore si era dissociato.