Sono passati dieci anni dall'inizio dei lavori a Borgo-Nesima. Inaugurate tutte le fermate a marzo, resta fuori quella nel quartiere dello stadio. MeridioNews mostra in esclusiva le immagini di un allagamento del tunnel che collega con la superficie, in una zona nota per la presenza di falde acquifere. Guarda foto e video
Metro Cibali, l’acqua scorre nella stazione chiusa Il disagio prevedibile che fa slittare la consegna
«C’è un problema legato alla
geologia del sito. Là c’è acqua, come in quasi tutto il sottosuolo catanese. E ci sono infiltrazioni che provengono da una falda». Parola di Salvatore Fiore, ingegnere e dirigente tecnico di Ferrovia Circumetnea. È lui a confermare a MeridioNews le difficoltà di realizzazione della stazione Cibali di Catania. Correggendo il tiro poco dopo: «Non si tratta di un’infiltrazione – rettifica nel corso di una seconda telefonata – sono acque piovane, che si incanalano e formano la falda». Una spiegazione più vaga della precedente. E che non spiega per quale motivo quella nel quartiere dello stadio sia l’unica stazione non ancora aperta, nonostante l’inaugurazione della tratta Borgo-Nesima – che comprende quella fermata – risalga a ormai un mese fa. Le immagini, che questa testata pubblica in esclusiva, riguardano il cantiere che dovrebbe chiudersi entro il mese e mostrano la presenza di una grande quantità di acqua all’interno del tunnel che collega la superficie con la galleria dove attualmente passano i treni. Un disagio risolvibile con l’impermeabilizzazione delle strutture, come normalmente avviene in caso di opere scavate in sottosuoli permeabili. Ma che a Cibali sembra essersi presentato alla vigilia dell’apertura, soltanto nella stazione e non in galleria. «La gente chiacchiera – dice Fiore – In verità prima si scava, poi si impermeabilizza e l’acqua non entra più». Tempismo che però lascia interdetti i tecnici consultati da MeridioNews. In ogni caso l’operazione, secondo l’ingegnere, era prevista già nel progetto esecutivo. Diverso dal progetto definitivo che è stato approvato nel 2002, andato a gara nel 2003 e aggiudicato nel 2005 al consorzio stabile Uniter. Di cui faceva parte il gigante delle costruzioni Tecnis che, ancora oggi, lavora nel cantiere.
Il valore complessivo dell’appalto per
Borgo–Nesima era di quasi 88 milioni di euro: i lavori sono iniziati il 30 luglio 2007 ed era previsto che finissero il 31 dicembre 2014. Data che è stata spostata più e più volte, fino ad arrivare all’attuale 30 aprile 2017. Per la fine di questo mese il capitolo delle grandi opere relative a Borgo-Nesima dovrebbe essere concluso. Ma il condizionale è d’obbligo. «Non credo che ce la faremo – dice Salvatore Fiore – anche se stiamo facendo di tutto per velocizzare». Certo è che «lì siamo sotto a otto metri d’acqua. Abbiamo impermeabilizzato la galleria e stiamo lavorando al tunnel che la collega alla superficie – continua l’ingegnere – Sono problemi che in parte abbiamo superato, com’è stato per Stesicoro. L’acqua nella galleria è perfettamente normale, perché i lavori devono ancora concludersi. Si scava e si trova l’acqua». Nonostante le perizie geologiche che normalmente precedono questo genere di opere. Nel caso della più centrale delle fermate, inoltre, erano stati gli stessi vertici di Circumetnea ad assicurare che si trattasse di acqua piovana dovuta alle forti piogge di quei giorni, accumulata perché ancora non erano entrate in funzione le pompe idrovore. Diversa è, invece, la situazione della stazione Cibali, dove la conformazione geologica del suolo è nota da sempre. E dove, negli ultimi mesi, non si sono verificate precipitazioni paragonabili a quelle di dicembre.
A Cibali, le falde acquifere sotterranee che scorrono all’interno di fratture nella pietra lavica non sono mai state un mistero. Tanto che la nuova fermata della metropolitana sorge a pochi metri da vie con nomi evocativi come via Della sorgiva e via Canale. E nei pressi di via Dello Stagno e via Torrente. «Molto probabilmente qualcosa era già prevedibile sulla base di questa toponomastica», dichiara l’ingegnere Paolo Carrubba, contattato da MeridioNews. Catanese di nascita e docente ordinario di Geotecnica all’università degli studi di Padova, spiega: «La falda acquifera di Cibali è di quelle dette di stillicidio: sono dovute all’apporto di acqua dato dallo scioglimento delle nevi dell’Etna. Questo genere di flussi non comporta particolari problemi, basterebbe una impermeabilizzazione tramite una geo-membrana posata solo sulla volta, come si fa in tutte le gallerie dell’Appenino».
Il punto, però, è quando impermeabilizzare. «Le stazioni sono edifici interrati, un po’ come i parcheggi. Per evitare che ci entri l’acqua dentro è necessario pensarci prima, ma quando si fanno gli scavi a volte non si rileva la presenza di un torrente. In questi casi si procede con iniezioni impermeabilizzanti: in dieci, venti giorni si completa». Ma bisogna avere le idee chiare. «La spesa non è altissima – continua il docente – si aggira intorno al cinque, dieci per cento del costo complessivo dell’opera. Non è detto che convenga agire così, si possono anche mettere delle pompe nella fase primaverile, che coincide con il disgelo delle nevi sull’Etna». Nella geotecnica, però, si punta l’attenzione su un dato: «Era prevedibile oppure no? – domanda il professore – La relazione geologica che è stata prodotta era sufficientemente accurata? È stata fatta una buona caratterizzazione del sottosuolo? Molti imprevisti possono essere dovuti a questo. La corretta pratica ingegneristica prevede anche il monitoraggio del regime delle falde. Qui, nella Pianura Padana – conclude – lo si fa abitualmente».
«Cibali si chiama in siciliano
cifuli, dal greco kefalè, testa d’acqua, una sorgente copiosissima e abbondante che si riversa dal nord della città al centro», spiega il consigliere comunale Sebastiano Anastasi, ex presidente della municipalità e da sempre studioso della storia della zona. È a lui che i residenti hanno fatto notare come l’acqua del vicino lavatoio di Cibali sia piena di residui. «Mi è parso cemento molle – aggiunge Anastasi – In ogni caso, il risultato si vede a occhio nudo». L’ipotesi che i danni al lavatoio siano collegati con i lavori della metropolitana, però, viene esclusa dai vertici Fce: «Oggi mi pare difficile che ci sia presenza di cemento, abbiamo finito con il gettito», ribatte Fiore. I presunti collegamenti tra le acque di Cibali, i lavori della stazione e gli imprevisti nel quartiere, però, non si fermano qui. E arrivano fino a piazza Bonadies, dove sono iniziati a marzo i lavori di riqualificazione. Bruscamente rallentati da un allagamento dell’area: «Stiamo sistemando tutto», taglia corto il dirigente tecnico di Circumetnea, salvo poi specificare in seguito: «Quei lavori non li stiamo facendo noi, non vedo cosa c’entri con il nostro cantiere». A confermare a MeridioNews il legame tra le acque di Cibali e l’allagamento nella piazzetta del quartiere sono gli assessori ai Lavori pubblici e alle Manutenzioni, Luigi Bosco e Salvo Di Salvo: «Lì ci sono le falde, è normale che possano succedere queste cose», dicono. Ma sulla fine dei lavori di riqualificazione, resi anche questi più complessi dalla geologia della zona, nessuno dei due riesce a essere preciso.