Già ingegnere capo del Genio civile, Gaetano Sciacca è il candidato con cui i pentastellati proveranno a prendersi l'eredità lasciata dall'uscente Renato Accorinti. «La passata amministrazione ha valorizzato poco il territorio», dichiara l'aspirante primo cittadino in questa intervista a MeridioNews
Messina, M5s schiera direttore Ispettorato lavoro Sciacca: «Fare in modo d’attrarre più investimenti»
Tra i sette candidati a sindaco di Messina c’è Gaetano Sciacca. È stato scelto dal Movimento 5 stelle per sfidare gli altri contendenti alla poltrona di primo cittadino. Sessantadue anni, laureato in ingegneria civile all’università di Catania dal 2015, guida l’Ispettorato del lavoro di Messina. Prima era stato ingegnere capo del Genio civile di Messina. Ha impedito l’ulteriore cementificazione di Messina, bocciando la costruzione di numerosi palazzi in zone a rischio idrogeologico e ha dichiarato a rischio sismico il viadotto Ritiro della A20, che da oltre cinque anni è ridotto a un’unica corsia in attesa che vengano completati i lavori di sostituzione delle campate aeree della struttura. Sotto la sua direzione sono stati completati i lavori per la messa in sicurezza di Giampilieri, uno dei villaggi della zona sud di Messina, dove l’1 ottobre 2009 un nubifragio causò la morte di 37 persone.
A Messina partono in cerca di fortuna ogni anno duemila giovani. Come fermare questa emorragia creando posti di lavoro?
«Non voglio dare la solita risposta. Preferisco invertire il ragionamento: non basta fermare l’emorragia di giovani. Bisogna fare di tutto per rendere la città attrattiva. È fondamentale attirare qui i ragazzi e le ragazze e mettere la città sul mercato, cercando di valorizzare innanzitutto le nuove facoltà tecnologiche, in sinergia con l’Università. Viviamo in un mondo sempre più digitale e dobbiamo cavalcare il cambiamento, incentivando le nuove forme di lavoro. Fra le priorità non posso non citare l’incubatore di imprese di contrada Papardo, che va sfruttato al meglio, l’area Asi di Larderia, che va ampliata e razionalizzata, e l’identificazione di specifiche aree, dislocate su tutto il tessuto urbano, nelle quali possano essere ospitate le imprese che operano nel campo dell’innovazione».
Il Comune ha cinquecento milioni di euro di debiti? A suo avviso il dissesto è scongiurato. Lei da sindaco lo richiederebbe?
«No. Andava fatto cinque anni fa, ma l’amministrazione in carica non ne ha avuto il coraggio. Adesso è fondamentale garantire la continuità amministrativa».
Parlando di tram, c’è chi, come De Luca, che vorrebbe eliminarlo. Qual è la sua posizione?
«In passato sono stati fatti vari errori, sia per quel che concerne il percorso sia sulle modalità: era necessario puntare sulla mobilità elettrica, come fanno tutte le capitali europee. Detto questo, il tram è adesso un’opera pubblica fondamentale per la mobilità urbana e va potenziato, migliorando i collegamenti a pettine e sfruttando la corsia preferenziale anche per i taxi. De Luca? Non lo commento nemmeno».
Rada San Francesco. Ha proposto di spostare subito le navi nel porto storico. Perché?
«Spostando il gommato leggero nel porto storico si avrebbe un duplice vantaggio: restituiremmo alla città una parte del suo affaccio al mare, per troppo tempo negato, e valorizzeremmo la stazione marittima, da decenni in balia nell’abbandono. Gli interessi delle società private non possono prevalere su quelle degli abitanti».
Quante volte quest’anno è stato al teatro? Quale spettacolo le è piaciuto di più? Quale soluzione per salvare il teatro?
«Non ricordo esattamente quante volte, ma ho visto parecchi spettacoli. In particolare sono un amante dell’opera lirica. Per salvare il teatro è necessario seguire l’esempio di Catania e Palermo e stabilizzare non solo i dipendenti amministrativi ma anche concertisti ed elettricisti, che devono essere coinvolti in una programmazione annuale. Bisogna pensare a un’unica regia che coordini i grandi eventi e valorizzi e promuova la rete di teatri presenti del territorio».
Il primo provvedimento che firmerebbe da sindaco?
«La riduzione del 20 per cento del mio stipendio, come stabilito nel programma, che prevede il taglio delle indennità anche per gli assessori».
Rifiuti, fogne e acqua. Qual è la soluzione?
«Non esiste un’unica soluzione. Chi lo afferma mistifica la realtà: non governiamo con la bacchetta magica. Per quanto riguarda l’acqua e le fognature, sarà una mia priorità far sì che l’Amam possa diventare il gestore unico del sistema idrico integrato per l’intera provincia. Per ciò che concerne la questione rifiuti, è fondamentale rientrare nel corso dei cinque anni negli standard di legge per la raccolta differenziata (adesso siamo al 14-15%), praticando il servizio di raccolta porta a porta in tutto il territorio comunale».
Quale ritiene sia la cosa migliore e quale la cosa peggiore dell’amministrazione uscente?
«Premio il lavoro fatto con l’Atm, anche se si tratta di progetti e finanziamenti di amministrazioni precedenti, e il tentativo di avviare l’iter di candidatura dello Stretto di Messina fra i patrimoni dell’Unesco, una pratica impostata male che noi sapremo rilanciare. Il demerito più grande è la mancata valorizzazione del territorio».