A fare chiarezza su ciò che è accaduto nelle ore precedenti alla morte di Carmelo Doddis saranno anche gli accertamenti autoptici disposti dalla procura. Per il segretario dello Snami, l'uomo sarebbe stato visitato solo a bordo di un'ambulanza
Messina, le indagini sulla morte del 54enne in Comune Sindacato medici: «Ha rifiutato di andare in ospedale»
Sarà l’autopsia a fare luce sulle cause della morte di Carmelo Doddis, 54enne deceduto venerdì scorso mentre era in fila all’ufficio Anagrafe del Comune di Messina. Sulla sua morte è stato aperto un fascicolo dopo che la figlia ha presentato denuncia ai carabinieri chiedendo se siano ravvisabili responsabilità. Nel racconto viene riferito che l’uomo due ore prima di morire era stato visitato dal personale del 118. Dal proprio cellulare Doddis avrebbe chiamato il 118 descrivendo all’operatore i sintomi che avvertiva. «Il 118 è sopraggiunto dopo circa dieci minuti, un quarto d’ora». Gli autisti soccorritori non sarebbero riusciti a trovare l’abitazione e quindi Doddis è sceso per strada accompagnato dal figlio. Una volta arrivata l’ambulanza sarebbe stato portato al presidio territoriale di emergenza e da qui andato via, dopo essere stato visitato.
Sul caso interviene Antonino Grillo, segretario dello Snami, sindacato nazionale medici italiani, sezione di Messina. «Mi preme precisare che il signor Doddis – spiega a MeridioNews – non si è recato mai al Pte quella mattina, ma è stato visto, su chiamata dello stesso Doddis, su un’ambulanza inviata sotto casa». Secondo Grillo, che ha parlato con il medico che ha visitato Doddis, «è stato eseguito un elettrocardiogramma e il tracciato era negativo per patologia. Il collega ha quindi invitato il paziente a farsi trasportare al pronto soccorso». A quel punto, però, il 54enne avrebbe «rifiutato di recarsi in ospedale per ulteriori accertamenti più specifici, esiste traccia di una sua firma nel foglio medico di bordo».
La denuncia della figlia tratteggia un’altra storia. «La signora ha rappresentato quanto riferito dal padre – spiega l’avvocato Nino Cacia che assiste la famiglia -. Non era presente al fatto e si è limitata a riferire il racconto e le informazioni che il genitore ha fornito a lei e alla famiglia per telefono. Durante il processo verrà fatta chiarezza su quello che è successo quella mattina». Indicazioni utili a capire cosa abbia provocato il decesso dell’uomo arriveranno come detto anche dall’esame autoptico disposto dalla sostituta procuratrice Rossana Casabona, che ha iscritto nel registro degli indagati il medico che per primo ha visitato l’uomo. Si tratta di un atto dovuto per permettergli di partecipare agli esami tecnici irripetibili, come appunto l’autopsia.