L'assessore regionale alla Sanità annuncia la ferma volontà di tenere aperte la struttura. Una notizia inaspettata che però non convince né il direttore generale, né il comitato nato per difendere l'ospedale. Due le alternative alla chiusura finora proposte dalla politica: da una parte Pdr, Forza Italia e Ncd, dall'altra Udc e M5s
Messina, Gucciardi dà speranze a ospedale Piemonte «Diverse possibilità, ma mai detto che andrà chiuso»
Il comitato messinese Salvare l’ospedale Piemonte ha un sostenitore in più. È stato l’assessore regionale alla Salute, Baldo Gucciardi, questa mattina, ad annunciare la ferma volontà di non chiudere la struttura di viale Europa. Una notizia clamorosa se si pensa che, fino a oggi, i timori di un’intera città e della sua classe politica, compresa la deputazione di palazzo dei Normanni, sono sempre stati quelli di un’archiviazione d’ufficio. Del resto, sia il nuovo assetto della rete ospedaliera, sia il decreto Balduzzi – che non ammette doppioni in seno alle singole aziende ospedaliere o sanitarie – hanno sempre fatto propendere per questa ipotesi.
«Sono qui per difendere il pronto soccorso e l’ospedale», ha affermato l’assessore, in tarda mattinata, prima di entrare negli uffici della prefettura per una riunione sul tema con i parlamentari, il sindaco, i tecnici del suo assessorato e i direttori generali di Asp 5, Policlinico universitario e Azienda ospedali riuniti Papardo-Piemonte. L’arrivo di Gucciardi è stato anticipato da un sit-in del comitato e di parecchi dipendenti. Tante le invettive contro gli amministratori. «Non capisco questa tensione che deve essere immediatamente sedata – ha proseguito il successore di Lucia Borsellino – in questi 45 giorni dal mio insediamento, i miei atti sono stati sempre tesi a impedire la chiusura».
Parole che non smuovono di un millimetro dalle proprie perplessità Michele Vullo, direttore generale del Papardo-Piemonte, a caccia di risorse per garantire il funzionamento dei servizi: «Abbiamo 9 milioni di euro in meno, 6 a causa dei tagli e 3 per la gestione del 118, che comprende la centrale operativa e l’elisoccorso». «Se il manager dovesse rimanere da solo ovviamente avrebbe difficoltà – la replica a distanza di Gucciardi – ognuno deve fare la propria parte». Due le ipotesi alternative alla chiusura messe in piedi dalla politica messinese, fino ad oggi. Da un lato, l’accorpamento del pronto soccorso – che fa registrare circa 44mila accessi l’anno – con l’istituto neurolesi Bonino Pulejo, caldeggiato da i deputati regionali Beppe Picciolo, Santi Formica e Nino Germanà, con i rispettivi partiti, Pdr, Forza Italia e Ncd, e dalla Uil. Dall’altro, l’acquisizione dell’ospedale da parte dell’Azienda sanitaria provinciale di Messina, perorata dall’Udc, con Giovanni Ardizzone in testa. Ipotesi, quest’ultima, che, insieme all’accorpamento con Taormina, incontra i favori del Movimento 5 stelle. Unico inconveniente: al momento, nella bozza del nuovo atto aziendale dell’Asp, non si fa menzione alcuna della cosa.
Sull’accorpamento Gucciardi non si esprime, rimandando ogni valutazione tecnica alla «riunione delle prossime ore». «Non è stato mai detto che il Piemonte sarebbe stato chiuso, sono molto rammaricato da questo atteggiamento», conclude, ricordando che «tutte le possibilità sono aperte, partendo dalla salvezza dell’ospedale». Parole confortanti, malgrado non incantino Marcello Minasi, presidente del comitato Salvare l’ospedale Piemonte. Se le cose non dovessero andare per il verso giusto, si preannunciano venti di guerra: «Porterò in Procura tutta la documentazione possibile sugli sprechi, sugli stanziamenti che non si sa che fine abbiano fatto, 12 milioni. E seguirò personalmente il procedimento, affinché non venga infossato come spesso succede». Parole su cui riflettere, se proferite da un magistrato in pensione.