Per molto tempo i vagoni sono rimasti nel torrente Formica di Rometta. Finalmente Trenitalia sta provvedendo a rimuoverli. Bocciata la proposta di trasformarli in una biblioteca commemorativa. «La gara era ormai bandita, non si poteva tornare indietro»
Messina, dopo 14 anni rimosso il treno deragliato Nel 2002 l’incidente provocò otto morti e 60 feriti
È cominciata dopo 14 anni la bonifica del viadotto del torrente Formica di Rometta, dove dal 20 luglio 2002 si trovano abbandonati i quattro vagoni ed il locomotore dell’intercity 1932 Freccia della laguna Palermo-Venezia, che deragliò proprio quell’estate. Otto i morti e sessanta i feriti. A comunicare l’avvio dei lavori è stato il vicesindaco di Rometta, Giuseppe Laface.
Si tratta di un intervento predisposto lo scorso anno da Trenitalia con un costo di 141mila euro. Sul posto sta operando una ditta specializzata, che grazie a una gigantesca cesoia ha già cominciato a sezionare le prime due carrozze. Tra gli interventi da effettuare c’è anche la bonifica dei materiali nocivi come amianto e altre fibre, la loro rimozione e la definitiva demolizione. La parte più complicata è stata lasciata all’ultimo. Si dovrà sezionare il locomotore, ma si prevede che entro quindici giorni l’area verrà liberata dai vagoni.
Fu accertato che quel disastro ferroviario venne causato da una irregolarità nel giunto che univa due rotaie. Il locomotore della Freccia della laguna percorreva quel tratto a una velocità di oltre cento chilometri orari, quando deragliò e andò a finire contro un casello ferroviario limitrofo sventrandolo. Mentre il locomotore finì la sua corsa sbattendo contro le paratie di un piccolo viadotto in cemento, rimanendo in bilico.
Per 14 anni quei vagoni hanno rappresentato per gli abitanti di Rometta e per quanti viaggiavano sui treni il ricordo indelebile di quella tragedia. «Ci auguriamo che già per la ricorrenza dell’anniversario sia tutto rimosso», scrive Laface. Ma c’era chi voleva che quei vagoni diventassero qualcosa d’altro: un luogo di memoria e cultura. Lo scorso anno era stato proposto di recuperare i quattro convogli trasformandoli in una biblioteca. L’idea era stata lanciata da Maria Andaloro, ideatrice della campagna di sensibilizzazione sul femminicidio Posto Occupato. «Dico sempre che la violenza è un problema culturale e la cultura ce la formiamo noi se abbiamo possibilità di farlo – spiega -. A Rometta non c’è una biblioteca comunale. Sono cresciuta leggendo i libri di testo scolastici, a meno che non mi regalassero un romanzo. Avevo pensato di regalare i miei libri a questa biblioteca che non c’è, un lascito alla mia comunità mentre sono ancora in vita, poi ho pensato che piuttosto che donare cento, oppure 200 libri, le duemila famiglie di Rometta avrebbero potuto donare ciascuno un libro, e ne avremmo raccolti duemila. Avevo pensato di realizzarla dentro quei vagoni». Ma la biblioteca commemorativa alla fine non si è fatta. «Il gruppo Ferrovie aveva accolto positivamente la proposta – conclude Andaloro – ma avevano già bandito la gara per l’appalto per la rimozione e la bonifica dell’area. Non si poteva più tornare indietro».
Per la tragedia del 2002 sono stati condannati a tre anni per disastro colposo in appello Salvatore Scaffidi, responsabile dei lavori per Ferrovie dello Stato, e Carmelo D’Arrigo, tecnico dello stesso settore. Assolti l’imprenditore Oscar Esposito, titolare dell’impresa che effettuò i lavori di manutenzione sulla tratta qualche mese prima del disastro, e Roberto Giannetto, ispettore capo Fs dell’Ufficio territoriale di Catania. Dichiarata inammissibile la richiesta delle 37 parti civili per la liquidazione dei danni provocati dalle lesioni subite durante il disastro.