Il Tribunale amministrativo regionale del Lazio ha accolto anche nel merito i primi mille ricorsi – su circa ottomila totali – presentati dall’Unione degli universitari sulla vicenda dei test di ammissione a Medicina. Gli studenti che sono già stati accolti nei rispettivi atenei possono adesso essere equiparati ai colleghi che hanno superato la selezione nazionale. Nello specifico si tratta degli allievi che hanno fatto esame a Bari, nell’aula dalla quale è sparito il plico che ha permesso di avviare in tutta Italia l’azione legale, e di alcuni colleghi e colleghe delle università di Napoli, Roma e Milano. Alla base del ricorso c’è anche l’accusa di violazione dell’anonimato.
La sentenza è molto importante anche per gli altri ricorrenti in tutto il Paese. «Si tratta della stessa camera di consiglio, lo stesso Tar», spiega Giuseppe Campisi dell’Udu di Catania. «È impossibile che smentiscano se stessi». E prosegue: «Questa decisione era quella che ci aspettavamo. L’anonimato nel test è stato palesemente violato». Adesso, secondo il coordinatore, bisogna solo attendere: «Man mano che si proseguirà con il calendario delle udienze, tutti gli altri studenti verranno ammessi».
La decisione per gli allievi etnei è attesa, non senza ansie, per dicembre. «Nel frattempo, però, potrebbe essere lo stesso rettore a fare una sanatoria e ricomporre la situazione che si è creata», propone Campisi. Il rapporto tra quanti sono stati ammessi dal Tribunale e quelli che hanno effettivamente superato il test non è sempre dei migliori. Tra disagi descritti da una parte, e dall’altra la sensazione di essere trattati come «gli ultimi, quelli che avevano la possibilità di studiare solo grazie a una sentenza amministrativa, quelli che causavano disagio all’università».
Un clima poco tranquillo che ha spinto nove allievi di Medicina a presentare a loro volta un ricorso contro gli altri studenti, l’ateneo catanese e il ministero dell’Istruzione sostenendo di aver subito danni materiali, difficoltà nel percorso di studio e in quello lavorativo futuro. «Possiamo aspettare dicembre – conclude Campisi – Oppure il rettore potrebbe decidere di agire con un decreto e risolvere subito qualsiasi altro problema».
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