Massimo, Lorenzo Mariani sotto tiro

Non c’è pace per il Teatro Massimo di Palermo. E non c’è pace, soprattutto, per il direttore artistico, Lorenzo Mariani, che adesso viene attaccato anche dal Coro. La richiesta è sempre la stessa: le dimissioni dell’attuale direttore artistico.
“Gli artisti del Coro della Fondazione Teatro Massimo – si legge in un documento – ritengono che il ruolo del DA (Direttore artistico ndr) sia quello di programmare l’attività in modo tale da favorire la crescita artistica attraverso anche l’ottimizzazione degli organici”.
“Le masse artistiche – si legge sempre nel comunicato – rappresentano il cuore pulsante della Fondazione, sono il prodotto artistico stesso, e pertanto vanno (andrebbero) gestite con la massima cura e dovizia. La nostra categoria ha subito il cambio di ben 4 maestri sempre in corso di stagione, e facciamo fatica a riconoscere in questo una seppur tratteggiata progettualità artistico-vocale”.
“E’ diventata prassi – prosegue il comunicato – agire in ‘emergenza e, mentre si registra pochissimo tempo per lo studio sereno e metodico delle Opere, la categoria subisce prove di regia ridondanti, ripetitive e spesso controproducenti. L’attività concertistico-corale si è ridotta a pochissimi eventi sporadici, con lo spreco derivante dall’abbandono di un repertorio sinfonico faticosamente ‘messo in gola’ nel corso degli anni dalla categoria. Ma sull’organico si devono lamentare le lacune peggiori”.
“Da diversi anni, infatti – si legge sempre nel documento – si verifica una progressiva riduzione del numero di artisti del Coro. Fatti salvi i sette tenori scritturati, nessun’altra sezione è stata reintegrata. Oltre alle fisiologiche quiescienze, sono stati incentivati i prepensionamenti senza alcun turn-over. In questo contesto appare artisticamente incomprensibile ed umanamente inaccettabile la totale indifferenza manifestata dal DA nel corso della vicenda che ha visto il licenziamento di otto colleghi di indubbia e comprovata professionalità”.
“Tutto questo – prosegue il documento degli artisti del Coro del Teatro Massimo – mentre il Coro viene impiegato in partiture impegnative che, oltre a prevedere una robusta sonorità che eguagli le grandi sonorità orchestrali previste dai compositori, prevede anche lo sdoppiamento delle sezioni (v. Aida, The Greek Passion, Turandot, La damnation de Faust), la qual cosa evidenzia ulteriormente la carenza di organico”.
“Siamo a conoscenza – prosegue il documento – che la direzione ha indetto audizioni per selezionare bassi e baritoni da inserire nell’organico di Boris Goudnov, audizioni che si terranno meno di un mese prima del debutto”.
A questo punto arriva la parte, come dire?, più pesante: un vero e proprio atto di accusa verso la direzione artistica del Teatro: “Questa improvvisazione – si legge sempre nel documento – denota tutta la leggerezza con cui vengono assunte le decisioni artistiche riguardanti il Coro, atteso che Boris è opera in russo e non di repertorio. Probabilmente, ove le audizioni avranno, come si teme, un esito negativo, si provvederà ad ingaggiare un blocco di artisti del Coro, che probabilmente è stato già individuato, contattato, preavvisato…”.
“Per le ragioni espresse – conclude il documento – ritenendo che gli standard qualitativi sin qui realizzati siano insoddisfacenti ed inadeguati, gli artisti del Coro, condividendo in ogni suo punto il documento sottoscritto dai professori d’orchestra della fondazione e si associano a loro nel manifestare un atto di sfiducia nei confronti della Direzione Artistica chiedendone le dimissioni”.

 

Blasco da Castiglione

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