Fiumi di hashish trasportati anche su camion e di mezzi usati per il trasporto dei cavalli. L'organizzazione è stata smantellata ieri con l'operazione Eden 3 - Pequeno. Tra i capi anche Nicolò Mistretta che prendeva un sussidio da 500 euro al mese
Marocco-Sicilia, la droga viaggiava in barca a vela Uno dei vertici percepiva il reddito di cittadinanza
La droga viaggiava a bordo di camion, barche a vela e mezzi usati di solito per il trasporto dei cavalli. Fiumi di hashish che dal Marocco arrivavano in Spagna per poi essere smerciati in Sicilia e in Lombardia.
Ai vertici dell’organizzazione, smantellata all’alba di ieri, nell’ambito dell’operazione Eden 3 – Pequeno, ci sarebbero stati Giacomo Tamburello, Nicolò Mistretta e l’ex avvocato Antonio Messina, tutti di Campobello di Mazara e tutti con alle spalle precedenti per reati legati allo spaccio. I tre sono stati arrestati. Altre sedici persone, invece, sono indagate a piede libero. Tra di loro, anche Giuseppe Fidanzati, figlio dell’ex boss dell’Arenella-Acquasanta, Gaetano.
Per gli investigatori ai vertici dell’organizzazione ci sarebbe stato Tamburello, già condannato assieme a Mistretta nel 1998 per associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Nel 1989, Tamburello si era reso latitante. Stando a quanto ricostruito, sarebbe stato lui a organizzare i trasporti, a finanziare l’organizzazione e a gestire i contatti con il referente spagnolo Maomet Pequeno (non identificato), che si sarebbe occupato dei rapporti con i produttori marocchini.
L’ex avvocato Antonio Messina è un volto noto alle cronache giudiziarie. Negli anni Novanta è stato condannato per traffico internazionale di droga insieme all’ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino e due uomini di Cosa nostra, Nunzio Spezia e Franco Luppino. Radiato dall’ordine professionale, è stato indicato dai collaboratori di giustizia Rosario Spatola e Vincenzo Calcara come uno dei mandanti dell’omicidio del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto. Finito sotto processo, però, venne assolto.
Altro vertice dell’organizzazione sarebbe Nicolò Mistretta. L’uomo, secondo quanto emerso dalle indagini, dallo scorso mese di aprile percepiva il reddito di cittadinanza. Risultando disoccupato, avrebbe ottenuto un sussidio di 500 euro al mese. Adesso, i finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria stanno indagando anche su quest’aspetto per verificare se, alla luce della sua condizione patrimoniale, avrebbe potuto fare richiesta del sussidio.
Le indagini hanno preso il via nel 2013, dopo il sequestro di oltre 240 chili di droga a Carate Brianza (in provincia di Monza e Brianza, in Lombardia) e destinati alle piazze di spaccio milanesi. Negli anni, i finanzieri sono riusciti a intercettare altre due partite di droga: 180 chili di hashish ceduti ai calabresi e altri 150 chili bloccati in Toscana. Una delle tante trattative monitorate dagli inquirenti nel 2013, subì invece una battuta d’arresto a causa di una fuga di notizie a favore di Tamburello, come evidenziato dal gip nell’ordinanza di custodia cautelare.
A fare da talpa sarebbe stato un ex ispettore di polizia all’epoca dei fatti in servizio al commissariato di Comasina, in provincia di Milano. L’uomo, dopo essere venuto a conoscenza delle indagini, avrebbe immediatamente avvisato Maurizio Sorrentino e Antonio Messina. Per questi fatti la procura di Milano ha proceduto separatamente e Saladino è stato rinviato a giudizio. L’accusa sollevata nei suoi confronti riguarda l’avere effettuato «ripetute interrogazioni» alla banca dati SdiWeb del ministero dell’Interno sugli indagati, tra cui «Tamburello Giacomo, Mistretta Nicolò, De Nuzzo Massimo Francesco, Messina Antonio e Sorrentino Giovanni Maurizio», nell’ambito di un procedimento «conseguente al sequestro di 240 chili di hashish avvenuto a Paderno Dugnano (in provincia di Milano, ndr) il 26 maggio 2013».
Un giro di milioni di euro quello scoperto dagli investigatori che sarebbero serviti anche a finanziare la famiglia mafiosa di Campobello di Mazara. All’ombra del sodalizio criminale ci sarebbe il superlatitante Matteo Messina Denaro. In una conversazione intercettata tra Messina e Giuseppe Fidanzati, i due fanno riferimento a un ragazzo a cui sono state «fatte le scarpe». Per gli inquirenti si tratta del nipote prediletto della primula rossa di Castelvetrano, Francesco Guttadauro. Fidanzati parla anche di un incontro avvenuto presso la stazione dei treni di Trapani. Parla di «Iddu», ma il particolare è tutto da decifrare. Infatti, non è chiaro se si riferisca a Messina Denaro o a Guttadauro.