Mario Centorrino? Non abbiamo nostalgia di lui. Anzi…

da Fabrizio Russo
riceviamo e volentieri pubblichiamo

Gentile direttore,

la lettera inviata al giornale dal professore Mario Centorrino, ex assessore regionale alla Formazione professionale, è occasione troppo allettante per non dare un modesto contributo al dibattito peraltro subito aperto dai numerosi commenti all’articolo.

Dal numero dei commenti deduco che avrete pure avuto uno share alto: dunque Centorrino come Berlusconi? Battute a parte, andiamo con ordine.
Al contrario di tanti colleghi ritengo l’introduzione del Durc ed il parametro unico un avanzamento importante per tutto il mondo della formazione professionale. Per quanto riguarda il parametro unico risultava chiaro che non sarebbe stato più possibile procrastinare una condizione di disordine tale ove ogni Ente aveva un parametro differenziato dall’altro o dove, addirittura, Enti non preponderanti per numero di occupati e dimensioni organizzative avessero i parametri più alti in assoluto.

Per questo mai ho compreso la strenua battaglia di talune organizzazioni sindacali a difesa del parametro unico. O forse sì. Né, al contrario dei noti dotti Soloni che imperversano nel settor, ero e sono contrario all’utilizzo dei fondi comunitari per finanziare la formazione professionale siciliana.

D’altra parte, la devastante crisi finanziaria della nostra Regione non poteva determinare scelte diverse. Né si poteva rinviare ancora a lungo l’introduzione del Durc alla cui attestazione erano obbligate già da anni tutte le aziende siciliane. Comprese quelle del privato sociale, ovvero no profit.

In questo scenario che poteva fare il professore Centorrino? Anche l’accordo sulla buona formazione firmato allora da tutte le parti sociali (tranne la Uil e la Ugl) ritengo sia stato un passo avanti per i lavoratori della formazione professionale.

Ma allora dove ha sbagliato il prof.Centorrino? Basta leggere attentamente i commenti dei colleghi per capire. L’introduzione del Durc, il parametro unico, il finanziamento dei Piani formativi con risorse europee sono state vissuti dalle migliaia dei lavoratori della formazione professionale come una minaccia alla garanzia del proprio posto di lavoro. Come dargli torto?

Per quanto riguarda il Durc non avere, come peraltro previsto da norme nazionali vigenti, predisposto un meccanismo di garanzia, di messa in sicurezza dei lavoratori nelle situazioni di inadempienza degli Enti ha determinato, da parte di tanti lavoratori, una diffidenza verso il Durc che invece altro non era che l’indispensabile strumento normativo per garantire il versamento dei contributi agli stessi lavoratori. Cosa non da poco in un settore dove fino ad allora l’ottemperanza al versamento degli oneri contributivi per i lavoratori era, per cosi dire, solo una “possibilità”.

Se poi si aggiunge che molti Enti “no Profit”, quasi tutti, nella corsa a pagare il Durc, hanno rinviato a tempi infiniti il pagamento degli stipendi, ecco la quadratura del cerchio!

Come ha potuto il prof. Centorrino non accorgersi che gli Enti “no profit” non pagavano gli stipendi ai lavoratori da mesi? Come mai il professore Centorrino non attivò necessarie azioni a tutela dei lavoratori di un Ente, per esempio come l’Ancol di Messina, proprio in questi giorni definanziato? E chi pagherà il danno a questi lavoratori in credito per decine di migliaia di euro con il loro Ente?

Come hanno potuto il prof. Centorrino ed il suo principale collaboratore, il dirigente generale del settore, Ludovico Albert, ammettere al Piano formativo 2011 Enti che violavano non solo ’art. 2 dell’accordo sulla buona formazione, sottoscritto appena qualche settimana prima, ma anche contratti nazionali e norme nazionali vigenti?

Come ha potuto il prof.Centorrino restare in silenzio quando chi scrive, sulle pagine del settimanale Centonove – ricorda direttore? – denunziava che molti Enti, tanti Enti, dichiaravano mendacemente di rispettare il contratto collettivo di lavoro?

Paghiamo progetti e non stipendi. Questa è stata la vera privatizzazione della formazione professionale. Altro che l’auspicabile allargamento del “mercato” della formazione professionale siciliana a soggetti nuovi finalmente estranei ad un formidabile cartello oligopolistico come quello degli Enti “storici” che, attivando la leva del ricatto occupazionale, hanno drenato risorse pubbliche enormi!

Perche mai un lavoratore dovrebbe pregiudizialmente essere avverso ad una azienda che paga gli stipendi con la puntualità delle disposizioni contrattuali? Per una sorta di servilismo feudale a questi cosiddetti Enti “no profit” e dei loro padroni politici che, in questi trent’anni, hanno fatto il bello ed il cattivo tempo?

Perche mai un serio ed onesto rappresentante sindacale dovrebbe andare alla guerra contro soggetti che rispettano i diritti dei lavoratori? Per avversione ideologica? Non scherziamo.

La privatizzazione del prof. Centorrino e del suo principale collaboratore Ludovico Albert è consistita nello avere consentito agli Enti dei partiti e dei sindacati di schiacciare i diritti dei lavoratori, relegando la pubblica amministrazione regionale ad un mero ruolo notarile, omettendo controlli e verifiche. Di fatto contribuendo colpevolmente ad arrecare un grave danno ai lavoratori che hanno perso retribuzioni e lavoro.

Mai come nell’era del duo Centorrino-Albert la politica siciliana ha tanto imperversato nella formazione professionale! Alla politica – e per essere chiari e precisi ad una parte del Pd siciliano -è stato consentito di trasformare la formazione professionale della nostra Isola in uno shop center.

Il caso Cefop è infine la punta dell’iceberg. Perché non fu immediatamente definanziato un Ente privo di Durc? Per garantire le retribuzioni dei lavoratori? Per salvare il lavoro? Oppure per salvare o preservare alla politica un contenitore che potenzialmente valeva milioni di euro di finanziamenti?

Perche mai si attivarono le necessarie azioni presso le autorità competenti per verificare se l’Ente era in mano ad eventuali malversatori? Chissà se l’on. Lombardo, allora presidente autonomista e sicilianista della Regione era informato dei fatti.

Domande e dubbi che chissà se avranno mai risposte. Se poi qualcuno facesse qualche comparazione, per esempio con il Governo regionale della Puglia e su come fu gestito un caso analogo al Cefop, i dubbi inevitabilmente diventerebbero laceranti.

Siamo seri, altro che rivoluzione! Caro professore Centorrino, magari non sarà famigerato, ma certo, si fidi, di lei non abbiamo nessuna nostalgia.

Formazione, la parola a Mario Centorino: “Non ho privatizzato il settore”

 


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