A meno di una settimana dall’ultima irruzione, un’altra spiacevole sorpresa per i volontari che curano il mandarineto di via Funnuta a Ciaculli. I responsabili non si sono introdotti per rubare qualcosa, ma per allagare un piano della sede. «Forse non possono fare a meno di pensarci»
MandarInArte, ancora sfregi dentro la sede «Un’escalation di episodi dopo lo sgombero»
Quello con le disavventure sembra essere ormai diventato a tutti gli effetti un appuntamento fisso per l’associazione Acunamatata. Almeno per chi, da mesi ormai, di fare irruzione per portare via qualcosa o semplicemente distruggere ne ha fatto forse una missione. La sede di via Funnuta a Ciaculli infatti, cogestita con Solidaria e dove si realizza il progetto MandarInArte, sembra essere diventata tappa fissa per i malviventi. Solo una settimana fa i volontari denunciavano il furto di tre climatizzatori all’interno dell’ex bene della mafia e alcuni danneggiamenti, uno scherzetto che costerà, tra riparazioni e nuovi acquisti, circa cinquemila euro. Nemmeno il tempo di sostituire la porta distrutta solo pochi giorni fa e montare le sbarre di ferro a una finestra, che questa mattina ecco l’ennesima spiacevole sorpresa: «Ci hanno fatto trovare allagato il piano di sotto», dice Filippo Calcavecchia.
«Hanno messo un tubo davanti la porta e aperto l’acqua – spiega -, ci arriverà un bollettino da pagare». Tuttavia, nessuno lì perde l’entusiasmo e la voglia di andare avanti con il ripristino delle attività legate al mandarineto. Anche se è difficile non notare la frequenza che contraddistingue questi episodi. «Forse non possono fare a meno di pensarci», cerca di ironizzare Calcavecchia. Eppure, il rapporto dell’associazione con il quartiere è sempre stato disteso e di reciproco rispetto. «In borgata non abbiamo mai avuto problemi, tutto è iniziato dopo lo sgombero, ma noi la prendiamo con allegria». In effetti, dopo l’occupazione da parte di alcune famiglie abusive che a dicembre hanno preso possesso della sede – depredandola di tutto – e il loro sgombero coatto a gennaio, le incursioni sono diventate la routine. Una presa di mira in tutti i sensi.
«Io continuo a pensare che sono balordi, penso siano sempre gli stessi, sanno come muoversi», azzarda Calcavecchia. «Certo, è vero che c’è stata una specie di escalation dopo lo sgombero, fino a quel momento non era successo nulla di simile. Quello è stato un episodio spartiacque, qualcuno si vuole mettere contro di noi, credo a titolo personale». Intanto, lunedì sarà finalmente montato l’impianto di videosorveglianza, mentre continuano i preparativi ripartire a pieno con tutte le attività dell’associazione. Basterà questo come deterrente per scoraggiare le continue incursioni? Certo è che fino ad ora i volontari non hanno avuto alcuna tregua, neppure il tempo di riparare qualcosa che una settimana dopo se ne aggiungono delle altre, così a oltranza da gennaio. I volontari si augurano che prima o poi arriverà il momento di ritrovare la serenità per proseguire il lavoro senza dover temere più raid e sfregi.