Mancanza di fondi e degrado in centro: La Cartiera chiude «I caffè concerto degenerati in uso chiassoso dei live»

«Dopo 33 anni di carriera da operatore culturale posso dire che in Sicilia stiamo attraversando il periodo più buio che io abbia mai conosciuto in questo settore. Oltre ad una crisi economica, registro una crisi di valori ed incentivi culturali da parte della classe politica regionale che non valorizza le professionalità culturali dell’isola, ma anzi le ignora e spesso le umilia. Registro anche una disgregazione tra gli operatori culturali siciliani che non aiuta certo a superare la crisi». E’ con una lettera aperta da retrogusto molto amaro che Renato Lombardo annuncia la definitiva chiusura del Brass Jazz Club, più noto a Catania come La Cartiera e la sospensione delle attività concertistiche delle associazioni per la musica jazz The Brass Group di Catania, Acireale e Messina

Il lungo documento spiega le ragioni dell’uscita di scena per una realtà che ha inciso sulla vita culturale della città etnea. Ripercorre gli ultimi 25 anni di attività, prova ad analizzare le cause del degrado che avvolge il centro storico e più in generale l’asfissia del panorama culturale catanese. Una riflessione che, anticipa Lombardo, continuerà il 2 e 3 dicembre al Centro Zo, dove andranno in scena gli ultimi due concerti, di Paolo Fresu e Dino Rubino, seguiti da un dibattito con il pubblico sullo stato della cultura a Catania.

Contributi regionali insufficienti, con un arretrato di tre anni su cui si deve pronunciare il Tar; le condizioni di degrado del centro storico, «peggiorate rispetto a quattro anni fa» e la conseguente incapacità di «garantire sicurezza e decoro al nostro pubblico»; l’impossibilità di «avviare una progettualità di rilancio culturale con l’assessorato del Comune di Catania» e infine la mancanza di fondi per un acquisto d’azienda, come vorrebbe la proprietà del locale, cosa che «non possiamo permetterci, ma che altri hanno immediatamente sottoscritto, forse nella prospettiva d’installare un ulteriore locale per la vendita di shottini». Eccoli i motivi per cui La Cartiera chiude. 

«Al mio rientro a Catania da Parigi – racconta Lombardo – dove avevo vissuto per otto anni, ho trovato un centro storico degradato in mano a spacciatori, prostitute, parcheggiatori abusivi, alcolizzati, bande minorili di bulli, senza nessun progetto culturale per il rilancio del salotto, cuore di Catania, salvo un’associazione dei commercianti dei pub, la maggior parte dei quali distribuisce shottini di rum e pera ad 1 euro anche ai minorenni, che pretende – e peraltro, ottiene – di essere l’unico referente per la parte dell’amministrazione comunale deputata al centro storico». L’operatore culturale ricorda la ratio originale dei caffè concerto – «fare della musica un mezzo di rivalutazione culturale e turistica della piazza» – oggi, secondo lui, andata persa. «E’ degenerata in un uso chiassoso e sregolato dei live per l’esclusivo profitto dei gestori dei pub, mentre non esiste ancora un Teatro Comunale. In questi quattro anni ho provato a conquistare una parte del territorio a favore della musica e del bello tramite l’allestimento scenografico in via Casa del Mutilato, la strada del Brass jazz Club, della Jazz Street Gallery per l’October Jazz Fest dello scorso anno, ostinandomi ad un allestimento fuori dagli schemi e forzando più di una resistenza dei tecnici del comune di Catania grazie al supporto e alla fiducia dell’assessore alla Cultura Orazio Licandro».

Secondo Lombardo «il Comune, oggi, non ha la forza o la possibilità politica d’agire per la ripresa del centro storico, sia perché impegnato con gravi problemi di bilancio, sia, ritengo, per la scarsa competenza nel settore culturale da parte di chi gestisce il centro storico (cosa che rilevo essere già stata ampiamente compresa da tutta la cittadinanza)». Sul banco degli imputati sale soprattutto la Regione, che dal 2011 ha passato le competenze dei contributi per le attività concertistiche dall’Assessorato ai Beni Culturali all’Assessorato al Turismo, «stravolgendo la ratio della legge per la concertistica, penalizzando la ricerca e le associazioni storiche, prime tra tutte le nostre».

A questo si aggiunge l’indifferenza della città: «politici, imprenditori, colleghi e una certa parte della società colta catanese – fa l’elenco – che, forse per stanchezza o per noia di tanti anni di buio culturale, ha perso l’appetito della ricerca e segue con svogliatezza e senza il necessario entusiasmo l’evolversi delle proposte culturali della città». Lombardo annuncia i suoi programmi per il futuro prossimo: la collaborazione all’organizzazione di Palco Off, una rassegna di teatro nazionale, con la direzione di Francesca Vitale, che si terrà dal 14 novembre al 9 maggio 2015 alla sala Chaplin di Via Terranova ed al teatro Machiavelli di P.zza Università. «Poi – spiega – continuando a perseverare sull’obiettivo di rivitalizzare culturalmente il cuore di Catania e coinvolgere maggiormente il pubblico nelle attività artistiche, mi dedicherò anche alla direzione del CAP 95131 – Comitato Arti Performative, centro storico di Catania – , che ho fondato a maggio scorso insieme alle sei strutture artistiche che insistono in centro a Catania: Teatro del Canovaccio, Scenario Pubblico, Sala Chaplin, Il gatto blu – Sala Harpago, Sala Hernandez e Teatro Tezzano.

«Mi auguro – conclude – che questa mia lettera aperta possa servire a ribadire un mio piccolo ma accorato messaggio: una società che non viene nutrita dalla condivisione collettiva dell’arte e della cultura non ha identità e tende all’abbrutimento e alla violenza».


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