Eppure sembrava semplice scegliere. Dovevano essere 18 nomi su una rosa di 90 candidati idonei. Cosa poteva mai andare storto nella nomina dei manager della sanità? A giudicare dai rinvii che hanno spostato la scadenza al 31 gennaio, probabilmente tutto. E così è stato. Dieci (otto più due) su 18 sono finiti sotto la lente […]
Foto di Marta Silvestre
Manager della Sanità, l’ennesimo pasticcio della Regione. In dieci rischiano il posto e non solo per i processi in corso
Eppure sembrava semplice scegliere. Dovevano essere 18 nomi su una rosa di 90 candidati idonei. Cosa poteva mai andare storto nella nomina dei manager della sanità? A giudicare dai rinvii che hanno spostato la scadenza al 31 gennaio, probabilmente tutto. E così è stato. Dieci (otto più due) su 18 sono finiti sotto la lente della commissione Affari istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana, che è tenuta di norma a esprimere un parere sulle nomine e che ieri si è riunita in mattinata per esaminare curriculum e profili.
Dei 18 manager otto hanno dichiarato di avere dei procedimenti penali in corso. Si tratta di Giuseppe Drago (Asp di Ragusa), Mario Zappia (Asp di Enna), Salvatore Emanuele Giuffrida (Cannizzaro di Catania), Alessandro Caltagirone (Asp di Siracusa), Giuseppe Laganga Senzio (Asp di Catania), Roberto Colletti (Villa Sofia), Maria Grazia Furnari (Policlinico di Palermo) e Giorgio Giulio Santonocito (Policlinico di Messina). Le accuse per cui sono imputati – a vario titolo – vanno dall’abuso d’ufficio all’omicidio colposo, dal falso ideologico commesso da pubblico ufficiale alle lesioni private colpose, passando per i delitti contro il patrimonio mediante frode. Accuse pesantissime a un primo sguardo, ma occhio a non cadere nell’errore di giudicare troppo in fretta: tutti e otto sono reduci da esperienze in ruoli simili, se non uguali a quelli appena ottenuti e gran parte dei reati contestati fanno parte di quel novero di accuse con cui chi opera in posizioni apicali nella sanità pubblica si trova prima o poi ad avere a che fare.
Per questo le posizioni più a rischio, pur non conoscendo con precisione chi sarebbe accusato di cosa tra gli otto, è quella degli altri due nominati che hanno attirato l’attenzione della commissione parlamentare: Walter Messina e Ferdinando Croce. Il primo, dirigente dell’ospedale Civico di Palermo, aveva fatto parlare di se alla vigilia delle nomine per il suo curriculum, che annoverava ben due commissariamenti sotto due governi diversi (entrambi di centrodestra) per il cattivo impiego dei fondi a sua disposizione e l’accumulo di ingenti debiti da dirigente dell’azienda Ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello, sempre a Palermo. E poi non pago era tornato subito in vetta agli onori delle cronache per il demansionamento di Desiree Farinella, ormai ex direttrice sanitaria dell’ospedale dei bambini Di Gristina, che dal Civico dipende, in maniera arbitraria, basandosi solo su una lettera inviata da una mamma a un quotidiano locale. Cosa che ovviamente ha mandato in subbuglio il mondo sindacale e non solo, visto il malcontento che pare serpeggi tra i primari dell’azienda.
Il secondo, Croce, parrebbe invece non essere in possesso dei requisiti richiesti per far parte della lista dei 90 candidati. O meglio, non sarebbe ancora in possesso degli attributi obbligatori per la gestione di un’azienda sanitaria, con i malpensanti che sostengono che l’unico requisito necessario e sufficiente esibito sia stato quello di essere stato capo della segreteria tecnica di Ruggero Razza, suo sponsor per la nomina in quota Fratelli d’Italia. Non si sa ancora come andrà a finire la questione. In teoria la commissione dovrebbe esprimersi dopo tre giorni dal controllo dei curriculum, ma dal secondo piano di palazzo dei Normanni è stato annunciato soltanto un «approfondimento», cosa che potrebbe dilatare i tempi della decisione. In fondo che fretta c’è, ci sono di mezzo solo ospedali e aziende sanitarie