Al corteo degli immigrati catanesi, per sensibilizzare sugli insormontabili problemi che si devono affrontare nella nostra città
Mai più clandestini ma cittadini
Venerdì 26 novembre le problematiche degli immigrati catanesi sono state gridate con forza per le strade della città. Da piazza Roma è partito un corteo, organizzato dalle numerose associazioni degli immigrati, da CGIL, CISL, UIL, Arci e dalla Rete Antirazzista Catanese, che si è concluso con una delegazione in Prefettura.
La protesta ha mirato a sensibilizzare le amministrazioni e la comunità sugli insormontabili problemi che gli immigrati residenti nella nostra città affrontano.
Parliamo in primo luogo delle pratiche per il rinnovo del permesso di soggiorno; gli immigrati sono infatti costretti ad interminabili code in questura, dove il rilascio del permesso (che secondo la legge Bossi-Fini dovrebbe avvenire entro 20 giorni) raggiunge i 6 o 7 mesi di attesa. Abbiamo parlato con Mohamed, cuoco tunisino che tutti i lunedì si reca in questura, assentandosi dal lavoro, per sentirsi dare sempre la stessa risposta: “Torni tra qualche giorno”.
I locali della questura non sono inoltre in grado di ospitare un numero di persone che può arrivare anche a 300 al giorno; le carenze sono evidenti sia dal punto di vista delle strutture che del personale, che non offre mediatori linguistici capaci di spiegare loro quale sia la documentazione necessaria. Insomma, uffici per stranieri in cui non si parlano inglese o francese!
Il problema del rinnovo del permesso di soggiorno è più grave di quanto sembri, forse perché noi cittadini “perennemente in regola” non pensiamo a cosa potrebbe comportare per esempio non avere l’assistenza sanitaria e dovere portare un figlio dal medico.
Le richieste fondamentali della vertenza sono state quindi l’aumento della durata del permesso per un periodo non inferiore ai due anni, la modifica della legge Bossi-Fini, il passaggio delle pratiche dalla questura ai comuni, l’estensione della regolarizzazione ai lavoratori autonomi (ambulanti, commercianti, artigiani) ed in generale la parità dei diritti civili; diritti che permetterebbero loro di godere delle pensioni di invalidità, o di ricongiungersi alle famiglie per il Natale o peggio per la morte di un parente. Cose che, al momento, vengono loro negate. Tra i suggerimenti da attuare a breve vi sarebbe invece quello di installare una linea telefonica verde, che risolverebbe subito il problema dell’intasamento degli uffici.
Insieme alle rivendicazioni dei diritti civili, ancora più forti sono state forse quelle per i diritti umani. Centinaia di uomini donne e bambini, stranieri e catanesi, hanno dato voce a messaggi di fratellanza e rispetto che, talvolta, brutalmente, decidiamo di non concedere. Eppure gli oltre 15000 immigrati fanno ormai parte della nostra vita. Colf, baby sitters, cuochi, commercianti
non è difficile immaginare che Catania si bloccherebbe senza il loro aiuto, il loro lavoro.
E poi non dimentichiamo che questa gente porta nel nostro paese un elemento di divertimento che abbiamo sempre dimostrato di apprezzare: il folklore, i loro balli, la loro cucina, lo stile etnico che tanto ricerchiamo non sarebbe davvero arrivato il momento di ringraziarli per il loro calore attraverso il sostegno e l’interesse in questa causa?
La delegazione di 15 rappresentanti in prefettura ha incontrato le dott.sse Salerno e Cucuzza ed ha concordato di presentare la richiesta di una convocazione urgente del Consiglio Territoriale dell’Immigrazione.
L’appuntamento è stato poi fissato per il 4 e il 18 dicembre a Roma, dove si svolgeranno delle manifestazioni nazionali al fine di mobilitare un Paese al quale si chiede di adeguarsi ad altri, come Francia o Belgio, e di guardare apertamente alle nuove comunità multirazziali.