Magma, la fucina artistica di Catania

Ha preso il via venerdì sera la trentesima stagione di uno dei teatri più longevi di Catania, la Sala Magma. Il sipario si alzerà su “Alice al Cubo”, un’opera liberamente tratta da “Le avventure di Alice nel paese delle Meraviglie” di Lewis Carroll. A parlarci del nuovo cartellone è Marco Longo, regista teatrale e – assieme a Salvo Nicotra, Marzia Longo e Alessandra Barbagallo – tra i responsabili della Sala.

La Sala Magma è attiva a Catania da trent’anni: qual è il segreto della sua longevità?
«Il segreto è piuttosto una pratica che ha sempre contraddistinto il Centro Magma e la cooperativa La Terra del sole, cioè quella di dare spazio a quanti avessero voglia di esprimersi attraverso i linguaggi dell’arte scenica in tutte le sue varianti e possibili combinazioni. Ne è nata una storia lunga trent’anni che ha visto sul piccolo palco della sala Magma una pletora di attori, attrici, musicisti, danzatori, di artisti insomma, alcuni dei quali oggi sono anche dei nomi famosi. Tutti hanno avuto la chance di essere visibili grazie alla Sala Magma e tutti hanno dato in cambio qualcosa che ha permesso la longevità di questo spazio culturale e teatrale. Certo, non sono mancate e non mancano le difficoltà, ma la volontà del direttore artistico, Salvo Nicotra, e l’aiuto di tutti coloro che si sono avvicendati o che ancora oggi collaborano con questa realtà ha stimolato a continuare e a rinnovarsi ogni anno».

Quali saranno le particolarità che avete in programma per questa stagione?
«Il cartellone di quest’anno prevede soprattutto un’attiva partecipazione di giovani professionisti del settore. Alcuni collaborano con la Sala da anni, altri per la prima volta ma con grande entusiasmo hanno abbracciato la nuova sfida. I testi si ispirano a grandi autori – Carroll, Buzzati, Bulgakov, Molière, Shakespeare, i tragici greci – o all’attualità (la legge 180, la sicurezza sul lavoro), ma non mancano gli appuntamenti con la musica classica e la poesia (attività che la Sala propone da sempre)».

Dunque un cartellone molto “giovane”.
«I testi messi in scena sono tutte scritture contemporanee di giovani che vogliono dire qualcosa sul loro mondo ispirandosi a chi prima di loro una riflessione l’ha già lasciata ai posteri. Dall’onirico cantato di
Alice al cubo, all’assurdo di Due quarti. Allegro ma non troppo; dai conflitti tra potere censore e artista nella vita del grande Molière dietro sui si cela l’ombra dell’altrettanto grande Bulgakov al fool che può dire il proibito proprio grazie al suo status e poi… la follia e la vita nel Gioco del silenzio e tante, tante altre belle serate da passare insieme per divertirci e riflettere. Abbiamo sempre creduto e continuiamo a credere in questi due fondamentali scopi del teatro».

Il quarto spettacolo (Il fool shakespeariano tra teatro e giocoleria) sarà messo in scena da quanti seguiranno uno stage organizzato da voi. Avete già fatto un’esperienza simile?
«Di esperienze simili la Sala Magma ne ha fatte tante nel passato: io ho iniziato a lavorare in Sala proprio dopo aver frequentato uno stage simile, quattordici anni or sono. È da sempre un altro modo per far conoscere lo spazio della Sala Magma e i professionisti che la animano, ma anche per costruire nuove sinergie. Per me è stato un momento importante e credo anche per molti altri che sono “passati” dalla Sala e lì hanno lavorato».

Saranno previsti degli sconti per gli studenti?
«I prezzi dei nostri spettacoli sono alla portata di tutti, ma saremo lieti di dare agli studenti universitari (fa fede il libretto) la possibilità di assistere ai nostri spettacoli spendendo pochissimo. Vogliamo continuare ad arrivare al pubblico, in modo particolare a quello dei giovani, con proposte interessanti, ma a prezzi modici».


Magma è anche ricerca: Catania è un terreno fertile per un’attività di questo genere?

«Magma è soprattutto ricerca, perché per questo è nata trent’anni fa, per fare da contro canto alle tante, troppe, esperienze teatrali istituzionali proponendo delle novità, che un tempo venivano definite “sperimentazione”. La situazione a Catania non è cambiata, ma anzi si è ulteriormente parcellizzata in micro-realtà teatrali che a volte rendono complicata la vita di tutti, schiacciati tra i grandi teatri e un’infinità di proposte alternative. Anche in questo settore la competitività è una realtà… Chiaramente ognuno vuole il suo spazio, è lecito, ma tale spazio non è infinito e quindi si deve sgomitare un po’ di più. Noi ci siamo ancora e da ben trent’anni».

Come descriverebbe questa città?
«Catania è soprattutto una fucina di artisti: noi catanesi siamo un po’ istrioni (nel senso migliore del termine), un po’ cantanti, un po’ autori, un po’ danzatori, ci piace essere artisti e quindi ci diamo da fare per trovare degli spazi più o meno istituzionali in cui esibirci. Certo, poi c’è l’aspetto della qualità delle infinite proposte, ma questo è un capitolo a parte. D’altronde, è meglio lasciare allo spettatore il compito di giudicare e di scegliere… Noi vi aspettiamo numerosi!».

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