Magda Culotta: la Sicilia sarà modello alternativo di sviluppo

Magda Culotta è una delle poche novità, forse l’unica vera novità, tra i candidati del PD in Sicilia. Da sindaco di Pollina, un piccolo Comune della provincia di Palermo , è stata catapultata direttamente alla Camera dei Deputati grazie al suo successo personale nelle primarie del PD. E’ una novità non solo per l’età, 28 compiuti da poco, e per uno stille che appare diverso da quello del suo partito, ma soprattutto  perché non fa parte del direttivo regionale, ossia della “burocrazia” di partito,  ma  ha costruito la sua fortuna politica su cose concrete realizzate quale Sindaco.  In campagna elettorale si è impegnata  con tutte le sue forze, girando in lungo e in largo la circoscrizione Camera-Sicilia Occidentale, senza tralasciare anche centri isolati dove nessuno o quasi nessuno è andato, come l’isola di Ustica. E lo ha fatto ben sapendo che comunque sarebbe stata eletta visto che è in lista al secondo posto dopo il segretario nazionale del PD Pierluigi Bersani. L’abbiamo raggiunta tra una tappa e l’altra della sua campagna elettorale itinerante per capire meglio quale aria tira tra gli elettori a pochi giorni dal voto e quali sono le sue proposte per la Sicilia.

Grazie per intervenire su Linksicilia, Magda. Parliamo innanzitutto del tuo impegno del momento. In quanti centri siciliani sei stata in questa campagna elettorale?

Se dovessimo considerare che la nostra “campagna elettorale” è cominciata per le primarie, posso dire con orgoglio di aver battuto ogni palmo della Provincia di Palermo prima e anche tutta la circoscrizione della Sicilia Occidentale. Ho condiviso problemi, storie di vita vissuta e soluzioni con più 60 Comuni, più tre Capoluoghi di Provincia (Palermo, Trapani, Agrigento). Contiamo di arrivare a 100 tappe prima della fine della campagna elettorale: è questo che mi dà l’energia per affrontare i problemi della politica a mani nude, decidendo insieme alle comunità i percorsi e le strategie di crescita.

Che cosa hai provato? Cosa hai visto?

Da un lato tanto rammarico e rabbia per una Sicilia schiacciata fra gli abusi e la malapolitica, rabbia e malcontento che si trasformano in voglia di riscatto e forza propulsiva e positiva. La Sicilia è da sempre, nonostante le contraddizioni, terra di emancipazione ed io mi impegnerò affinché la Sicilia migliore diventi modello alternativo di sviluppo per l’Italia.

So che hai amministrato Pollina insieme ai tuoi concittadini, raccogliendo proposte dalla gente comune, un poco come faceva Danilo Dolci. Che cosa hai raccolto finora nei paesi siciliani dove sei stata? Cosa viene dalla Sicilia che hai visto? Si respira aria di una svolta o no?

Viene una gran voglia di cambiamento. Un cambiamento sereno, la rivoluzione gentile come mi piace chiamarla, è a portata di mano. I Siciliani sanno che dalla loro volontà dipendono le sorti della stabilità del governo nazionale. Sono sicura che, come alle elezioni regionali, non avremo delusioni.

Quali sono le persone e il posto che ti hanno colpito di più?

Vuoi che in Sicilia non ci sia un paesaggio, uno scorcio, un volto che non ti segni, che non ti interroghi solo al contemplarlo? L’Italia è la terra dei mille Comuni, delle mille anime e delle mille identità. Vedere come le diversità riescano a comporre un’unità ricca e vogliosa di futuro è la cosa che mi ha colpito di più. Dobbiamo utilizzare le nostre intelligenze come scalpellini per progettare il futuro.

Quali sono le tue proposte? Che cosa farai una volta eletta? Forse ci sono temi particolari del tuo impegno parlamentare?

Lavoro e Cultura. Si può mangiare cultura, se non in Sicilia dove? Mare, beni artistici, storia e tradizioni, paesaggi e parchi naturali. Il mio sogno è che alla Sicilia possiamo cucire un vestito su misura su per coprire un corpo turbato ma vigoroso. Un vestito che sia la trama fra una nuova stagione di lavoro per i giovani e non solo fornito dalla miriade di possibilità che il nostro patrimonio ci da. Servono servizi ed un piano nazionale concordato con le regioni per fare in modo di creare lavoro vero e trattenere i giovani che per l’infamia di questo sistema sono costretti ad emigrare. Sarà la stagione dei ritorni.

 


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