Maxi-sequestro di beni per l'imprenditore catanese Gaetano Giacomo Ursino, in carcere da un anno perché presunto affiliato del clan Madonia. All'uomo sono stati bloccati conti correnti, appartamenti e auto per 500mila euro. Gli investigatori avevano rilevato discrepanze tra quanto dichiarato al fisco e il tenore di vita
Mafia, sequestro di beni per 500mila euro Imprenditore catanese in affari con Madonia
La Direzione investigativa antimafia etnea ha sequestrato beni e fondi per 500mila euro a un imprenditore catanese di 41 anni, Gaetano Giacomo Ursino. L’uomo era stato già arrestato nel novembre dell’anno scorso nell’ambito dell’operazione Gibel che aveva permesso la cattura di altre quattro persone ritenuti uomini di fiducia del boss della stidda Giuseppe Piddu Madonia. Indagini di lungo corso, iniziate nel 2008 nei confronti del nipote del capomafia Lucio Tusa, e che continuano a portare frutti. Tusa – figlio di una delle sorelle di Madonia – fungeva da collegamento con le famiglie del Palermitano e del Catanese.
A Ursino – su disposizione del Tribunale di Catania – sono stati sequestrati due appartamenti, automobili di lusso e la ditta di cui era titolare, oltre ai conti bancari. Secondo gli inquirenti, avrebbe accumulato il patrimonio grazie alla collaborazione con Cosa nostra. La Dia ha indagato sui movimenti economici dell’uomo a partire dal 1996 partendo dalle discrepanze tra quanto dichiarato e il tenore di vita. Quello tra la famiglia Ursino e il boss della Stidda sarebbe un legame di vecchia data. Il padre di Gaetano Giacomo Ursino, secondo gli investigatori, avrebbe aiutato Piddu Madonia durante il periodo di latitanza.
[Foto di shimonkey]