Carmelo Bonaccorso (classe 1962) è ritenuto «socialmente pericoloso». È stato condannato per mafia nell'ambito del processo Ficodindia e, più di recente, a undici anni e sei mesi a seguito del blitz I vicerè di febbraio 2016
Mafia, sequestro da oltre un milione a Melo squadrito Tra i beni anche un’azienda di prodotti ortofrutticoli
Ville, fabbricati, automobili, conti correnti e una società attiva nel commercio all’ingrosso di frutta e verdura. È quanto la sezione Misure di prevenzione del tribunale di Catania ha sequestrato, su richiesta della procura di Catania, a Carmelo Bonaccorso (classe 1962). L’uomo, pregiudicato, è conosciuto come Melo squadrito e, secondo gli inquirenti, è componente del gruppo di Viagrande del clan Laudani. Nell’ambito del processo I vicerè, scaturito dall’omonima inchiesta di febbraio 2016, è stato condannato con il rito abbreviato a undici anni e sei mesi per associazione a delinquere di tipo mafioso.
Le indagini sono state condotte dai carabinieri del nucleo investigativo di Catania e avrebbero fatto emergere come beni per un milione e centomila euro, nonostante fossero intestati ai familiari, sarebbero stati in realtà riconducibili a Melo squadrito. Un esito al quale i militari sono giunti anche per via della sproporzione tra il valore di case e vetture con il reddito dichiarato. A finire sotto la lente d’ingrandimento della magistratura anche l’azienda Fruttissima 2, attiva nel commercio all’ingrosso e al dettaglio di prodotti ortofrutticoli, con sede a Viagrande, e formalmente intestata alla moglie e a un figlio.
Per piazza Verga, «sussiste il presupposto della pericolosità sociale di Bonaccorso», che deriva dalla sua militanza nei muss’i ficurinia (nome col quale i Laudani sono conosciuti). Una prima condanna per mafia nei confronti di Carmelo Bonaccorso è stata emessa a seguito dell’operazione Ficodindia dei carabinieri di Catania. A seguito di quell’inchiesta, all’uomo è stata applicata per due anni la misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno. Più di recente, infine, il coinvolgimento nel maxi-blitz I vicerè, nell’ambito del quale sono finite in manette 109 persone.
Oltre alla società di ortofrutta, gli sono stati sequestrati un magazzino di circa 140 metri quadrati (a Viagrande), intestato a un altro figlio; una villa da 260 metri quadrati a Trecastagni, di cui sarebbe stato il proprietario lo stesso titolare dell’impresa; un’abitazione da 120 metri quadrati, con relativo posto auto, a Viagrande; una Bmx X1 e una Fiat 500, formalmente nella titolarità della moglie. Sigilli anche a conti correnti e fondi assicurativi intestati ai componenti del nucleo familiare.