Conti correnti, auto e moto di grossa cilindrata, ma anche immobili tra i quali un residence di lusso. La Direzione investigativa antimafia di Catania ha messo i sigilli al consistente patrimonio di Maurizio Zuccaro, boss del clan Santapaola che sta scontando un ergastolo per omicidio. Le indagini coprono il periodo tra il 1993 e il 2010. Grazie al lavoro degli inquirenti si riduce il patrimonio della cosca. Guarda le foto
Mafia, sequestrati beni per 30 milioni Colpito il core business di Cosa nostra
Un complesso residenziale di lusso, 21 immobili, tre attività commerciali nel campo della ristorazione, auto di grossa cilindrata e moto, conti bancari. E’ consistente l’elenco dei beni confiscati a Maurizio Zuccaro, cognato di Vincenzo Santapaola (uno dei nipote del boss Nitto). Il Tribunale di Catania ha disposto il sequestro dell’ingente patrimonio stimato in circa 30 milioni di euro che era già stato oggetto di un provvedimento simile nel 2010.
Zuccaro – che sta scontando un ergastolo con sentenza definitiva per omicidio e distruzione di cadavere – adesso si trova ai domiciliari per motivi di salute. Numerosi collaboratori di giustizia lo hanno indicato come esponente di spicco del clan catanese. Oltre ad appartenere alla famiglia Santapaola, infatti, Maurizio Zuccaro è figlio del boss del quartiere San Cocimo Rosario, morto nel 2005, e definito dagli inquirenti «uno dei principali protagonisti della storia criminale mafiosa catanese degli ultimi anni». Alcuni dei beni sequestrati erano di proprietà anche di Saro Zuccaro.
Le indagini coordinate dalla Direzione investigativa antimafia etnea hanno ripercorso un lungo periodo, dal 1993 al 2010. Grazie al lavoro degli inquirenti è stato possibile individuare una discrepanza tra il reddito dichiarato dalla famiglia Zuccaro e l’effettivo patrimonio e quindi sospettarne la provenienza illecita.
Grazie all’operazione è stato possibile incidere in maniera decisa sul patrimonio del clan Santapaola. Come spiegano i vertici della Dia nel comunicato diffuso, «lodierna attività di confisca ha consentito di colpire al cuore lorganizzazione mafiosa proprio laddove essa è più sensibile: nell’arricchimento economico realizzato con il reimpiego di capitali di illecita provenienza, il vero core business della mafia».