A metà gennaio l'operazione Lazarus della Dia di Catania aveva di nuovo stretto le manette attorno ai suoi polsi. Ritenuto elemento di spicco del clan Santapaola-Ercolano, era stato condannato all'ergastolo e lo stava scontando da casa, perché le sue condizioni sarebbero state incompatibili con il regime carcerario
Mafia, rimane in carcere il boss Maurizio Galletta Avrebbe finto malattie per mantenere i domiciliari
Maurizio Galletta, 51 anni, rimarrà in carcere. Ritenuto elemento di primo piano del clan Santapaola-Ercolano, stava scontando una pena all’ergastolo agli arresti domiciliari finché l’operazione Lazarus della Dia non ha svelato un presunto sistema di compiacenza da parte di medici di strutture pubbliche e private. Che avrebbero accentuato, secondo l’accusa, le patologie di Galletta certificando che le sue condizioni fossero tanto gravi da essere incompatibili con il regime carcerario. Adesso il tribunale del Riesame ha rigettato la richiesta di annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare e ha stabilito che Maurizio Galletta rimarrà in prigione.
L’inchiesta era stata resa nota il 18 gennaio scorso. La giudice Giuliana Sammartino, su richiesta dei magistrati Carmelo Zuccaro e Antonino Fanara, aveva firmato un’ordinanza con la quale metteva agli arresti Galletta. Con le accuse di concorso in falsità ideologica, truffa aggravata all’Inps, intestazione fittizia di beni e detenzione illegale di pistola. L’indagine aveva poi coinvolto anche i professionisti della sanità che avrebbero aiutato il boss Galletta a restare a casa.
La giudice per le indagini preliminari, però, aveva rigettato la richiesta di misure cautelari nei confronti di otto medici. Secondo l’accusa, sarebbero stati compiacenti. Secondo Sammartino, invece, erano vittime di Galletta che riusciva a «imbrogliarli» simulando o aggravando i sintomi delle patologie che gli hanno permesso di ottenere, nel 2008, gli arresti domiciliari concessi dal tribunale di sorveglianza di Bologna. Che, all’epoca, aveva ritenuto le sue «condizioni fisiche non conciliabili con il regime carcerario».