Dietro la brillante carriera imprenditoriale di Calogero John Luppino ci sarebbero stati i clan di Castelvetrano e Mazara del Vallo. Business nelle giocate online tramite la società Leaderbet e nell'accoglienza dei minori stranieri con un centro a Salaparuta
Mafia, politica e scommesse: l’ascesa di Luppino «Quello delle macchinette» voleva fare il sindaco
Un impero costruito attorno ai giochi online e le scommesse sportive. Ma anche un imprenditore con la passione per la politica. Per gli investigatori, Calogero John Luppino – arrestato oggi nell’ambito dell’operazione messa a segno dai carabinieri del nucleo investigativo di Trapani di concerto con i militari del Ros – avrebbe finanziato la permanenza in carcere di alcuni boss di Cosa Nostra trapanese come Franco Luppino e la moglie Lea Cataldo e la latitanza del capomafia castelvetranese, ricercato dal 1993, Matteo Messina Denaro.
Giovane imprenditore 39enne, Luppino non ha mai nascosto la sua passione per la politica. Dal 2006 al 2011 è stato consigliere comunale a Campobello di Mazara con l’Udeur. Nel 2014 invece, è tra i fondatori del movimento Io amo Campobello che ha sostenuto la candidatura dell’attuale sindaco Giuseppe Castiglione. Ma Luppino avrebbe ambito al salto di qualità con la sua candidatura personale nella nuova corsa per primo cittadino alle Amministrative di Campobello, in programma a fine aprile. Sul fronte imprenditoriale, è bookmaker di alcune società nel settore di scommesse, tra cui la Leaderbet, marchio della società maltese Lb Casinò di proprietà di Sergio Moltisanti, originario di Ragusa ma da tempo residente a Malta. La Leaderbet non ha mai ottenuto la concessione di esercizio in Italia, né ha mai partecipato al bando per conseguirla. Inoltre, subito dopo l’operazione Game Over che portò all’arresto di alcuni soggetti ritenuti vicini al mandamento di Castelvetrano, la Malta Gaming Authority ha revocato la licenza maltese alla Leaderbet che però avrebbe continuato ad operare ugualmente.
Non solo politica e scommesse. Luppino negli anni, oltre ad aver fondato la prima squadra di calcio a cinque campobellese, ha esteso i sui interessi anche al redditizio business dei migranti, costituendo nel 2014 la società Menzil Salah con sede a Salaparuta che si occupa di servizi sociali, socio-sanitari ed educativi e gestisce la comunità alloggio per minori stranieri non accompagnati Lamin Njie, sempre nel comune del Belice. Appena due anni dopo, la società Menzil Salah ha subito un cambio dei vertici, ma per gli investigatori dietro ci sarebbe stato sempre lui, Calogero John Luppino che avrebbe girato parte delle somme destinate alla società alla famiglia mafiosa di Campobello.
A parlare del 39enne è il collaboratore di giustizia Lorenzo Cimarosa, secondo il quale Luppino, «quello delle macchinette», era vicino al boss Raffaele Urso, oggi in carcere, e al cugino di Matteo Messina Denaro, Rosario Allegra, che secondo Cimarosa gli avrebbe dato il benestare ad aprire i vari centri scommesse. Per gli inquirenti, l’ascesa di Luppino è stata favorita «dagli affiliati ai mandamenti mafiosi di Castelvetrano e Mazara del Vallo, che obbligavano i vari esercizi commerciali ad istallare le apparecchiature delle società di Luppino e Giorgi, a fronte di pesanti ritorsioni». A mediare i rapporti con Allegra, secondo quanto emerge dall’ordinanza, sarebbe stato Francesco Catalanotto, uno dei tre arrestati di oggi, che dal 2013 è indicato tra i collaboratori più fidati di Luppino. Secondo l’accusa, era proprio lui a portare ad Allegra le somme di denaro che sarebbero finite direttamente nelle casse di Matteo Messina Denaro.
Calogero Luppino sarebbe stato perfettamente a conoscenza del calibro dei soggetti con cui aveva a che fare. «Tu devi fare una cosa – gli dice un interlocutore consapevole delle dinamiche mafiose del territorio – se tu ti proietti… in un certo, in una certa situazione (candidatura a sindaco ndr.) Tu manco li devi nominare più a tutte queste persone… a “Cino” (Urso Raffaele ndr) a Franco (Luppino ndr.)». «E tu – replica lui – assai me li senti nominare?».