Mafia, l’impero di Patti all’ombra di Messina Denaro «Questa confisca dimostra che lo Stato è presente»

Le indagini del centro operativo Dia di Palermo hanno bloccato un impero da 1,5 miliardi euro riconducibile agli eredi dell’imprenditore Carmelo Patti. Il provvedimento è stato chiesto dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Trapani presieduta da Piero Grillo, che ha firmato una delle più grandi confische della storia dell’antimafia. Patti è un personaggio da sempre al centro del tessuto economico e degli affari specialmente del settore turistico: l’uomo, deceduto due anni fa, è stato il proprietario del villaggio Valtur

Le sue fortune partono da una condizione tutt’altro che agevole. Nel 1961 – nell’ambito di un procedimento penale – dichiara le proprie originarie condizioni di difficoltá economica. «Né io né mio papá potevamo comprare il necessario per mangiare e quei quattro pezzi di mobilio che avevamo sono stati pignorati», si legge negli atti depositati in cancelleria. Successivamente, Patti, dopo un tentativo fallito nel commercio del settore dell’abbigliamento, costituendo una societá insieme al padre Giovanni, decide di aprire la Cablaelettra, azienda in cui vengono prodotti componenti per l’industria degli elettrodomestici e successivamente specializzata nella produzione di impiantistica per la Fiat e inizia la vera scalata.

«Un muratore di 26 anni che lascia Castelvetrano per trasferirsi a Robbio, in provincia di Pavia, e che fa fortuna in modo spropositato anche favorito da una serie di circostanze, come il godimento di sgravi fiscali per le aziende nate nel Meridione – spiega il direttore generale della Dia Giuseppe Governale – non può non finire sotto il controllo della Dia. Abbiamo fatto luce su un sistema di evasione fiscale che vedeva protagoniste delle aziende madri e delle aziende gravitanti nel territorio di Castelvetrano. Questo sistema ha consentito alla criminalitá di nutrire e farsi nutrire».

Patti diventa protagonista negli anni 90′ del settore turistico attraverso Valtur. La sua carriera è stata sempre sotto l’occhio del ciclone per via delle frequentazioni ritenute poco raccomandabili. Tra i suoi stretti collaboratori c’è Michele Alagna, cognato del boss latitante Matteo Messina Denaro. Ma ad aggravare il quadro investigativo sono arrivate le dichiarazioni di alcuni pentiti, tra i quali Angelo Siino, che descrive l’imprenditore come uno di quelli legati alla mafia trapanese insieme a Giovanni Ingrasciotta e Antonino Giuffrè.

Un quadro probatorio che nel tempo si è andato consolidando. «La compagna di Matteo Messina Denaro, Franca Anna Maria Alagna, che gli ha dato alla luce una figlia chiamata Lorenza Desi, è sorella del commercialista Alagna. Niente accade per caso soprattutto in un contesto mafioso . va avanti Governale -. È risaputo che la figlia del super latitante ha anche partecipato a una gara per l’acquisizione di un villaggio a Favignana, poi acquisito dalla Mediterranea Village». Dopo la confisca, Governale guarda avanti: «La nostra azione ha riguardato un patrimonio immenso, originariamente quantificato in cinque miliardi, adesso la sfida è fare in modo che la Agenzia dei beni confiscati dia un segnale e ne mantenga l’operativitá preservando anche il livello occupazionale. Il significato di questa operazione è chiaro: lo Stato, che spesso viene criticato per la lentezza, è invece presente».

Per far scattare una misura patrimoniale occorre l’esistenza di due fattori determinanti, la pericolositá sociale e anche una sperequazione economica. «Frodi fiscali e fatturazioni false per ottenere somme di denaro, questa è la condotta spregiudicata tenuta dal Patti con Alagna, che rappresenta il suo alter ego», spiega il direttore della Dia. Secondo la ricostruzione degli investigatori, Alagna aveva la delega di operare in una moltiplicitá di conti correnti oltre a ricoprire cariche societarie, quali quella di sindaco o presidente del collegio sindacale o addirittura amministratore di molte societá di Patti. «La vicinanza dell’imprenditore agli ambienti mafiosi sarebbe stata confermata attraverso le operazioni economiche della Cable Sud. Da essa sarebbero partiti trasferimenti di denaro a favore di Santo Sacco, ex sindacalista Uil e postino dei pizzini del super latitante».

Legami sospetti e affari per tessere una trama complessa che hanno portato gli inquirenti ad analizzare ogni tipo di compravendita, acquisizione e gara portata avanti dal gruppo societario riconducibile a Patti. Su delega della procura di Palermo gli inquirenti hanno svolto ulteriori accertamenti riguardo l’acquisizione del villaggio turistico Punta Fanfalo nell’isola di Favignana, dai quali sarebbe emerso come Patti, con l’influenza di Alagna, avrebbe acquisito il resort sempre attraverso personaggi vicini alla famiglia mafiosa di Messina Denaro. «La misura patrimoniale è riuscita a fare il suo corso non essendo legata, come accade nel procedimento penale alla morte del reo – commenta il colonnello Rocco Lo Pane -. Non ci sono evidenze patrimoniali dirette della famiglia di Cosa nostra. Siamo partiti dal reato dall’evasione fiscale. Cosa nostra trapanese intuisce il business e si infiltra».

Il provvedimento definitivo ha colpito i beni della vecchia Valtur, oggi in amministrazione straordinaria: due resort al momento chiusi (Punta Fanfalo, Favignana; Isola Capo Rizzuto, Crotone), il Golf club Castelgandolfo, una imbarcazione in legno di 21 metri. E poi ancora 400 ettari di terreni, 232 immobili e 25 società che operano anche nel settore del cablaggio di componenti elettrici per autovetture. «Gli interessi di Patti- continua Lo Pane-hanno varcato anche il territorio del trapanese, ben 18 immobili si trovano in Brasile e qualche altro bene in Tunisia», conclude Lo Pane.

A differenza di quanto precedentemente scritto, Riceviamo dalla Dia di Palermo e pubblichiamo:

La D.I.A. di Palermo precisa che in relazione alla confisca del patrimonio di Patti Carmelo riguardante – tra gli altri – il Resort Kamarina Beach srl, allo stato non ultimato, sito in località Kamarina di Ragusa di proprietà della MEDITERRANEO VILLAGES Spa in as, non è in alcun modo riferibile al kamarina Resort apparso nelle immagini odierne, del tutto estraneo al provvedimento in argomento.


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