Mafia, il pm Principato accusa il senatore di Forza Italia «D’Alì è tra le protezioni di Messina Denaro»

Agli inizi di agosto, durante una conferenza stampa sugli arresti dei “pizzinari” del boss Matteo Messina Denaro, il procuratore aggiunto Teresa Principato aveva dichiarato che  la latitanza del mafioso era coperta da poteri forti, «Non è possibile che dopo tanti anni e un lavoro costante, direi massacrante, sul territorio, lui continui la latitanza» – aveva detto, parlando poi di «protezioni ad alto livello su cui vogliamo fare luce». 

Non si era sbilanciata, non aveva fatto nomi, ma sulle pagine de Il venerdì di Repubblica, il magistrato ha rilasciato un’ intervista in cui fa dei riferimenti chiari: «Penso che D’Alì sia tra le protezioni di Messina Denaro, ma non lo metterei come unica. Si farebbe un errore a considerarla l’unica». 

Una frase che ha sollevato immediatamente polemiche nel partito di cui Antonio D’Alì è riferimento nel trapanese e comunque in Sicilia, Forza Italia. Tra i primi sostenitori dell’innocenza del senatore, Maurizio Gasparri, che in una intervista rilasciata al programma KlausCondicio ha detto «Non capisco perché sottoporlo a questa forma di tortura, non saprei come definirla diversamente. E’ sempre stato assolto. Il metodo è improprio. D’Alì non centra nulla con Messina Denaro». Poi ha aggiunto «Se fosse veramente autonomo il Csm dovrebbe intervenire (sulle affermazioni del pm, ndr) ma sono scettico. E’ noto come la maggioranza di quell’organo sia dei togati e quindi dubito faranno qualcosa» .

«Il senatore D’Alì – dice a MeridioNews Gino Bosco, uno dei legali – ha dato mandato a me e all’avvocato Pellegrino di fare le denunce nelle competenti sedi. Nei prossimi giorni saranno formalizzate».

Le indagini della procura intanto continuano e come annunciato, adesso uno degli obiettivi principali sarà capire chi siano i personaggi “di alto livello” che proteggono il latitante di Castelvetrano. E va avanti anche il processo nei confronti del senatore, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. In primo grado,  il procedimento svolto con il rito abbreviato, si è concluso con la prescrizione per i reati contestati fino al 1994 e l’assoluzione per il periodo successivo. Il 30 settembre inizierà il dibattimento dinanzi la Corte d’Appello di Palermo e nei mesi scorsi il sostituto procuratore Nico Gozzo ha depositate circa 400 pagine di nuovi documenti che tirano in ballo i pentiti Giovanni Ingrasciotta e Antonino Birrittella, ama anche fatti relativi alla Finmeccanica e ad alucni dei suoi dirigenti  come Francesco Subioni e Carlo Gualdaroni nonchè le  le presunte pressioni che il senatore avrebbe esercitato per ottenere il trasferimento di Giuseppe Linares,allora a capo della squadra Mobile locale e dell’ex prefetto Fulvio Sodano.


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«Nei prossimi giorni - dice a MeridioNews il legale di D'Alì, Gino Bosco - presenteremo esposto nei confronti del magistrato e del giornalista autore dell'articolo». Intanto il 30 settembre si aprirà il dibattimento dinanzi la Corte d'Appello di Palermo relativo all'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa contestata al senatore D'Alì

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